“Questa è una questione di democrazia e di civiltà giuridica. Come afferma la stessa Cassazione, il giornalista informa i cittadini e svolge il ruolo di ‘cane da guardia’ della democrazia. Ne consegue che l’attività del giornalista non può essere, legittimamente, compressa o, comunque, condizionata dal rischio della pena detentiva”: a dirlo è l’avvocato Francesco Falcinelli, difensore del direttore e di un giornalista della Voce di Romagna per i quali ieri i Supremi giudici hanno affermato come non possa applicarsi una pena detentiva per la diffamazione.
“Il tema affrontato dalla Suprema Corte di Cassazione – dice all’ANSA l’avvocato Falcinelli – è di grande interesse, non solo giuridico, ed in linea con l’orientamento interpretativo della Corte europea dei diritti dell’uomo che, in diverse pronunzie in materia di diffamazione a mezzo stampa, ha affermato il principio di garanzia secondo cui il giornalista può essere sanzionato con la pena detentiva solamente in casi del tutto eccezionali”.
In primo grado, a Cremona, il giornalista e il direttore della Voce di Romagna vennero condannati a un anno e a nove mesi di reclusione. Pena poi ridotta a sei mesi in appello, a Brescia. Quindi il ricorso dell’avvocato Falcinelli alla Cassazione che lo ha accolto, annullando la sentenza con rinvio ad altri giudici che dovranno rideterminare la pena che dovrà essere solo pecuniaria. “Nel ricorso – ha spiegato ancora l’avvocato Falcinelli – ha posto questioni tecniche sostenendo l’insussistenza della diffamazione. Ma anche – ha concluso il legale – un problema di erroneità del trattamento sanzionatorio”.
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