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LEGA E IDV: NON VOTIAMO SU CDA. CHI SOSTITUIRẢ I LORO RAPPRESENTANTI?

Idv: vogliamo meritocrazia e trasparenza. Il Codacons minaccia il ricorso al Tar. La Lega: non bisogna votare, ma privatizzare. De Benedetti possibile acquirente. Insomma, tanta carne al fuoco a Viale Mazzini. Le Votazioni in Vigilanza inizieranno martedì 26. Tuttavia gli animi sono ancora caldi. Sia L’Idv, che pretende audizioni programmatiche e trasparenza, che la Lega minacciano di non votare i propri rappresentanti. Apparentemente per motivi molto simili. Di Pietro ha confermato che i parlamentari dell’Idv non parteciperanno al voto qualora non si dia il tempo necessario alla commissione di Vigilanza di valutare i curricula e di audire alcuni candidati. «Non importa che l’eventuale consigliere che spetterebbe all’Idv finisca al Pd o al Pdl. Noi difendiamo un principio». È il principio della massima trasparenza. Secondo l’ex pm ogni candidato, oltre ad avere delle competenze specifiche, deve essere sottoposto a pubbliche audizioni per esporre intendimenti e programma. Non sono esenti anche i già nominati da Monti (il presidente Tarantola, il dg Guditosi e il consigliere del Tesoro Pinto). Insomma Di Pietro pretende che le scelte siano indipendenti da logiche partitiche. Tuttavia è molto improbabile che Zavoli riesca ad accontentare il leader dell’Idv. È già difficile che riescano a leggere i quasi 300 curricula arrivati in Commissione.
Al filone degli “scontenti e agguerriti” si aggiunge il Codacons: «Non è più tollerabile che a dirigere l’azienda pubblica siano messe persone scelte dai partiti politici, spesso senza alcuna competenza in materia televisiva, e individuate solo per i soliti giochi di scambi e spartizioni. Tale criterio ha portato alla rovina della Rai. Per tale motivo, se le prossime nomine non saranno effettivamente basate sui curricula dei candidati e sulla loro competenza e professionalità, le stesse saranno impugnate al Tar del Lazio e ne sarà chiesto l’annullamento».
L’ultima entrata nel partito dell’Aventino è la Lega. «Non appoggiamo assolutamente nessuno. In caso di elezione voteremo scheda bianca». Per il Carroccio la soluzione è la privatizzazione, «l’unico modo per togliere la politica dalla gestione dell’azienda». E poi c’è la pessima condizione finanziaria dell’azienda: «o fallisce, o viene privatizzata o Monti dovrà chiedere agli italiani di sostenerla con un aumento della benzina, e questo sarebbe immorale».
Inoltre la Lega ricorda il referendum del ’95, sostenuto insieme ai Radicali, in cui il 55% degli italiani preferì mettere all’asta il servizio pubblico. Il piano era questo: un proprietario e un gestore privato subordinato al potere di indirizzo del parlamento e del governo. C’è da precisare che la privatizzazione della Rai è un concetto che, come un filone carsico, appare e scompare ciclicamente. La privatizzazione è prevista dalla legge Gasparri del 2004. Tuttavia è rimasta un mero suggerimento nelle situazioni critiche. Sia il Fli che molti esponenti illustri della politica e dell’industria, come Formigoni e Montezemolo, hanno pubblicizzato la vendita della Rai. L’ipotesi non è mai stata presa sul serio. Tuttavia non è neanche mai sparita. Un articolo de Il Fatto quotidiano del 15 giugno ha lanciato l’ipotesi di Carlo De Benedetti come possibile acquirente. Dopo la “tentazione” di mettere le mani sulle frequenze di La7, il presidente del Gruppo Espresso starebbe pensando ai possibili “rami secchi” del servizio pubblico: Rai2 e alcuni canali tematici. Infatti non è escluso che il governo decida una “cura dimagrante” della tv di Stato: concentrarsi su pochi e buoni canali e vendere il resto.
A proposito delle votazioni in Vigilanza, l’assenza di preferenze dell’Idv e della Lega lascerebbe due posti vacanti. Si dice che il rappresentate della Lega sarà sostituito da uno del Pdl. La poltrona dell’Idv rimane un’incognita.
Ma è possibile, e soprattutto è lecito che una scheda bianca o un astensione si trasformi, da una protesta contro il sistema, ad un “favore” ad un partito, magari anche avverso?

editoriatv

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