Il digitale terrestre, che entro il 2012 servirà tutta l’Italia, moltiplica i canali nazionali disponibili sulle nostre tv: nel Lazio, si è passati da 40 a 200.E questo mette in pericolo il futuro delle vecchie tv locali che si sono conquistate la loro nicchia in giro per l’Italia. “Rispetto alle 550 emittenti locali che abbiamo oggi, alla fine non ne resteranno più di un centinaio” prevede Filippo Rebecchini, presidente della Federazione radio e televisioni, che rappresenta gli operatori privati del settore.
I primi segnali ci sono già. In Sardegna, dove il vecchio segnale analogico è stato abbandonato più di un anno fa, canali piccoli come Cinque stelle o Tcs hanno perso rispettivamente il 63 ed il 44,8% degli ascolti. Videolina, che tra le locali è un colosso, ha resistito meglio: meno 20%. Stesso discorso in Piemonte dove lo switch off, cioè il passaggio al digitale, è di poche settimane fa.
Oltre alla legge del grande che divora il piccolo, per le vecchie tv locali c’è anche un altro problema: il posto assegnato sul telecomando. Chi ha già attraversato gli scogli dello switch off sa benissimo di cosa si tratta. Se con il decoder si riescono a sintonizzare i canali, la numerazione è spesso del tutto casuale e cambia di continuo. Un caos che penalizza tutti ma che per le tv locali potrebbe essere il colpo di grazia. Del problema si sta occupando l’Autorità garante per le comunicazioni. Per assegnare la numerazione progressiva dovrà scegliere fra due criteri: gli ascolti, prima quelle con più audience e poi avanti a scalare, oppure il numero dei dipendenti, sempre partendo dalla più grande.
(Dalla rassegna stampa ccestudio)
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