Negli ultimi tempi capita sempre più di frequente sentir parlare di start up, progetti innovativi nati dall’estro di giovani aspiranti imprenditori del futuro.
Non sempre però le ambizioni che muovono tali idee sono poi proporzionali al successo ottenuto.
Tuttavia nell’affollato panorama degli start upper, c’è anche spazio per storie a lieto fine.
E’ questo il caso del giovanissimo Andrea Stroppa.
A soli 18 anni, l’enfant prodige di Frascati ha presentato il suo progetto al Tech Crunch Italy.
Si tratta di Uribu, piattaforma digitale nata con lo scopo di raccogliere le “denuncie sociali” dei cittadini.
L’idea, lanciata del 2012, è piaciuta a tal punto da essere stata premiata come migliore start up della manifestazione.
Da lì in poi la strada per lo studente romano è diventata tutta in discesa.
La stampa ha riservato grande attenzione allo strumento che denuncia i soprusi e i disservizi quotidiani: Repubblica, il Corriere, Il Fatto Quotidiano, Linkiesta e molti altri ne hanno parlato con entusiasmo, via via crescente, sulle proprie pagine.
Il merito dei seimila utenti iscritti, con una buona ricezione di viste giornaliere, ovviamente va condiviso, come giusto che sia, anche tra i co-fondatori di Uribu che sono Carlo de Michele e Claudia Vago. Ma ora, ad un anno dal suo trionfale battesimo in rete, vediamo come vanno le cose.
La corsa del teen-ager “smanettone” del web non si è di certo arrestata. Al contrario è proseguita con una sua interessante inchiesta per l’Huffington Post, pubblicata nel gennaio di quest’anno, dedicata ai Follower Fake di Twitter. In sostanza nell’articolo si mettono in luce le ombre del mercato dei “falsi profili”, spiegando come si creano, chi li acquista e perché vengono creati.
Quello che ne viene fuori è che la presenza così diffusa di profili inattendibili (creati apposta per attirare l’attenzione degli utenti) rischia di screditare la presenza reale delle aziende sulle piattaforme social. Quello dei “Follower Fake” è un argomento molto delicato, ma che pochi, finora, avevano trattato.
Un argomento che grazie alle competenze informatiche di Andrea Stroppa (unite alla sua scaltrezza), è balzato finalmente all’attenzione delle cronache aggiudicandosi, è proprio il caso di dirlo, un posto di rilievo tra i servizi giornalistici dell’anno.
Dunque occorre prestare più attenzione alle nuove leve del web perché l’innovazione spesso parte anche dalla fusione e dalla cooperazione di più talenti.
Basta guardare all’esempio di “Natural Gentleman”, una start up che mette assieme risorse italiane e francesi con lo scopo di promuovere l’arte sartoriale su misura del “made in Italy” attraverso il web.
Ma vediamo come.
L’idea nasce dalla sinergia creatasi tra l’azienda tessile biellese Reda e i giovani studenti di “Natural Gentleman”.
Questi ultimi hanno fornito alla ditta piemontese gli strumenti informatici e le strategie di vendita dei loro prodotti sulla base delle nuove tecnologie, in cambio di un banco di prova su cui testare la sostenibilità della società in fase di lancio.
Insomma un tandem di lavoro in cui operare con un fruttuoso scambio di risorse: questo il progetto. Estendibile anche ad altre aziende.
Un progetto che rientra nell’ambizioso programma “Adott up” sostenuto da Piccola Industria di Confindustria, perché adottare una start up, a volte, conviene.