LE RADIO PAGANO I DIRITTI CONNESSI

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Non ci sono solo i diritti d’autore. Le emittenti radiofoniche sono tenute anche al pagamento dei diritti connessi. Per questo motivo a Retesette Emilia Nord srl sono stati sequestrati oltre 19 mila brani in formato Mp3. L’emittente non aveva mai regolato i rapporti con la Scf, la società consortile fonografici che rappresenta circa il 90% dei produttori discografici che operano in Italia. “Radio Reggio” pagava i diritti d’autore alla Siae, senza sapere, però che per trasmettere il brano via radio o tv c’è un altro tributo da pagare. A fare chiarezza sulla vicenda è stata la corte di cassazione: “Tra i diritti vantati dal produttore fonografico, si legge nella sentenza n.626/2007 c’è quello sulla riproduzione del fonogramma”. In pratica, la copia e la riproduzione di un brano inserito in una sequenza automatica trasmessa dalla radio, è soggetta all’autorizzazione da parte dei titolari dei diritti connessi. Per spiegare questa sentenza che ha portato all’annullamento del dissequestro disposto dal tribunale del riesame, la Cassazione chiarisce la differenza tra i diritti d’autore e i diritti connessi, vale a dire i diritti riconosciuti a soggetti diversi dall’autore dell’opera, che comprendono diverse tipologie di diritti di proprietà intellettuale. Spetta ai titolari dei diritti decidere di agire tramite associazioni come la Scf o di demandare la Siae la raccolta delle somme. Secondo la sentenza della Cassazione, infatti, la Siae non agisce in regime di monopolio per la gestione e la riscossione dei diritti connessi. L’esclusività riservata alla Siae, dunque, è limitata soltanto ai diritti d’autore oltre ai quali, però, le radio devono corrispondere anche un ulteriore somma che spetta per metà al produttore e per metà all’artista tramite l’Imaie.

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