Rai di tutto di più. Le opinioni su come riformare Viale Mazzini nascono come funghi. L’ultima proposta viene da Giorgio Gori, ex-direttore di Canale 5. Per il primo obiettivo, cioè (eliminare l’occupazione partitica a Viale Mazzini) Gori come Calabrò vede nella Bbc il modello da seguire. Per l’ex direttore della rete ammiraglia del Biscione sarebbe opportuno un Trust nominato da una personalità superpartes. In terra anglosassone lo fa la Regina, qui lo farebbe Napolitano. Il Trust, che non sarebbe altro che una sorta di Comitato dei saggi, una Vigilanza avulsa dal Parlamento, dovrebbe nominare a sua volta pochi un amministratore delegato con ampi poteri e pochi manager, formando un cda snello e operativo senza “ingessamenti” partitici. L’ipotesi non è lontana dall’idea di Monti (che ha proposto un supermanager “tuttofare” e un cda di soli tre membri nominati dai presidenti del Consiglio, della Camera e del Senato) e potrebbe essere quella giusta.
Secondo obiettivo: riscrivere il perimetro aziendale. Gori opterebbe per una scissione o meglio una privatizzazione a metà. La natura”bifronte” della Rai si risolverebbe in due entità distinte e separate: un servizio pubblico e un’azienda privata. «Anziché adottare una contabilità separata che discrimini attività di servizio e attività commerciali […] perché non dividere nettamente i canali preposti al servizio pubblico da quelli esplicitamente commerciali?», si domanda l’ex-direttore di Canale 5 che, entrando nel merito dei singoli canali (la Rai, con l’avvento del digitale, ne possiede ben 15) propone una divisione: 9 finanziati solo dal canone, a patto di provvedere esclusivamente al servizio pubblico e di abolire ogni pubblicità; gli altri 6, senza obblighi di contenuti, da consegnare al mercato delle inserzioni pubblicitarie.
Gori propone anche che il canone venga riscosso, da imposta quale è, dall’Agenzia dell’Entrate. Sul come c’è solo imbarazzo della scelta. Si potrebbe, per esempio, inserire nella dichiarazione dei redditi, nella bolletta della luce, oppure accorparla all’Imu.
Al di là delle opinioni e della reale fattibilità, la proposta di Gori avrebbe un gran vantaggio per l’utenza: sapere finalmente quali sono i programmi del servizio pubblico e quindi finanziati dal canone. Almeno in questo modo se qualcuno ci spaccia trasmissioni come ‘Un posto al sole’, ‘l’oroscopo di Fox’, ‘la partita del cuore’ come servizio pubblico lo sapremo.
Egidio Negri
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