L’Usigrai si accorge che la politica si sta dividendo sulle nomine e licenzia una nota stampa durissima. L’ennesima contro il governo Meloni. A rimarcare una distanza ormai incolmabile tra il sindacato dei giornalisti di viale Mazzini, l’azienda e l’esecutivo del centrodestra. All’Usigrai i rumors che si susseguono da giorni sul futuro e sulla composizione del prossimo consiglio d’amministrazione Rai non piacciono granché. Chiedono certezze, sicurezze, i giornalisti e tuonano sui temi caldi del dibattito politico. “Da settimane la Rai è ferma nella palude. Da settimane assistiamo a un ignobile mercato delle vacche per i ruoli apicali e per le direzioni”, afferma l’esecutivo Usigrai. Che attacca fin dalle primissime battute e tira in ballo i colleghi e le campagne portate avanti da altri quotidiani evidentemente invise al sindacato: “Si tratta sulle poltrone mentre il pavimento della casa sta per crollare. Si parla di privatizzazione, con i peana di certi quotidiani che percepiscono finanziamenti dal fondo per il pluralismo alimentato dal canone Rai – per non affrontare, invece, il vero problema: la legge che decide la Governance della Rai, consegnata dalla riforma Renzi nelle mani dell’esecutivo di turno”. La nota torna poi sulla questione delicatissima delle direttive Ue e derubrica il dibattito a un “facite ammuina” per evitare di affrontare i temi scottanti: “Discussioni strumentali pur di non applicare l’European Media Freedom Act che impone agli stati membri che a nominare gli amministratori del servizio pubblico non sia il governo. Regolamento europeo – si legge nella nota – che impone anche certezza e indipendenza di risorse per i servizi pubblici radiotelevisivi. Eppure la Rai – nonostante i colpi alle fondamenta inferti da questo vertice che ha fatto fuggire volti noti e interi settori di pubblico verso competitor privati per perseguire un delirante cambio di narrazione – ha ancora un ruolo centrale nella vita del Paese”.
Dopo aver citato le Olimpiadi e naturalmente Sanremo, Usigrai lancia una stilettata ai dirigenti: “Lo vediamo -conclude l’Esecutivo Usigrai riferendosi al ruolo centrale che la Rai riveste ancora nel Paese – dai grandi eventi sportivi come le Olimpiadi, da Sanremo, dall’informazione sui più importanti fatti di cronaca (elezioni francesi a parte), ma anche dalla capillare informazione regionale sul territorio, che nonostante i continui tagli lineari al budget, non perde ascolti. La Rai è un patrimonio del Paese: va tolta dal controllo dei partiti (tutti), affidata a manager preparati e indipendenti, nell’esclusivo interesse dei cittadini”.
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