LE NOMINE RAI SI INTRECCIANO CON LE FREQUENZE. COMPROMESSO O RICATTO?

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Nomine Rai in cambio delle frequenze. Un pensiero maligno, ma non troppo. La nuova Rai potrebbe passare per il beauty contest. Il Pd invoca un nuovo meccanismo di nomine, ma il Pdl frena. Il governo non cambia la Gasparri, ma punta sulla qualità dei dirigenti.
Cerchiamo di capire meglio.
La rinuncia al vertice di ieri da parte di Alfano è stato un messaggio chiaro a governo e partiti: la Rai non si tocca.
Tale ostruzionismo metterà in crisi Monti che vorrebbe nominare tre dirigenti di altissimo profilo scegliendo la strada della qualità dei curriculum. Insomma l’esecutivo sta cercando professionisti slegati dai partiti che possano rifondare la tv pubblica.
Il governo può dire la sua su tre dirigenti: il presidente, il dg e il consigliere del Tesoro, unica nomina diretta e sicura. Monti qualche idea l’ha già. La giostra di nomine è già partita. I papabili dirigenti di Viale Mazzini sono Claudio Cappon, amico di Passera con un passato in Rai, Francesco Caio, Giancarlo Leone e Rocco Sabelli.
Cosa potrebbe cambiare a breve al settimo piano di Viale Mazzini?
Di sicuro non rimarranno il presidente Garimberti, che ha già una poltrona pronta nei board di Euronews, e Angelo Maria Petruni, il consigliere che fu scelto da Tremonti. Lorenza Lei è in dubbio. Il dg Rai è difeso dal Pdl, dal Vaticano e da una compatta associazione di donne che ha scritto a Napolitano.
Per il Pd qualche sostituzione di poltrona non basta. I democratici pretendeno una nuova legge, anche per decreto. Bersani e company minacciano di non partecipare alle nuove nomine se rimarrà l’attuale meccanismo.
Per il responsabile cultura del Pd, Matteo Orfini, se dovesse rimanere la Gasparri, Monti subirebbe un forte ridimensionamento rafforzando l’attuale conflitto di interesse.
E la Lega? Per ora tace. Forse acconsente, ma con chi?
Una soluzione al problema govenance potrebbe arrivare da un altro nodo gordiano del governo: le frequenze tv. Il beauty contest, la gara per l’assegnazione gratuita delle frequenze digitali, è stata rimandata. Il ministro Passera e Monti non sembrano intenzionati a regalarle a Rai e Mediaset. Tuttavia non manca la pressione. Fedele Confalonieri durante un’audizione alla Camera ha minacciato licenziamenti nella tv del Biscione se non ci saranno aiuti concreti. Una parabola per dire che lo Stato deve “aiutare” Mediaset con le frequenze. Confalonieri rilancia un’antica interpretazione secondo cui le frequenze non sarebbero un regalo, bensì sarebbero già state pagate negli anni scorsi.
Dunque il governo si trova tra due fuochi: le spinte riformatrici e l’ostruzionismo della vecchia maggioranza che allo stato attuale avrebbe ancora le carte in regola per bloccare la nomina del presidente e del dg Rai.
La soluzione sarebbe un compromesso. Berlusconi e l’intero Pdl sarebbero pronti a mollare le redini della tv pubblica in cambio delle preziose frequenze.
Un compromesso che sa di ricatto. Cosa farà Monti?
Egidio Negri

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