La gara per l’assegnazione delle frequenze digitali terrestri (il beauty contest) è stata sospesa per 90 giorni. La pausa di riflessione scade il 20 aprile. Spunta l’ipotesi “svendita”, ma il Pd frena. Protestano anche le tv locali.
Il ministro Passera è stato chiaro: le frequenze non verranno date gratis. Su come saranno distribuite regna ancora l’incertezza.
Intanto il Pdl fa pressing su Palazzo Chigi. Fedele Confalonieri ha annunciato al governo che se Mediaset non avrà le frequenze gratis sarà costretta a licenziare.
La posizione del Pd è ben spiegata dal senatore Vincenzo Vita: «il passaggio 1 a 1 è già avvenuto gratis, sia per Mediaset che per la Rai. Qui parliamo dei sei multiplex aggiuntivi richiesti dall’Europa. Al ministro chiediamo che vadano ad asta competitiva, come già avvenuto per la telefonia, e che il 30% delle frequenze sia assegnato alle tv comunitarie. Non vogliamo pensare che le questioni delle frequenze e della Rai siano sottratte al dibattito perché ritenute tabù».
Beppe Giulietti, portavoce di Articolo 21, chiede a Monti di creare «un comitato che segua tutta la questione delle frequenze, segnalando a Italia ed Europa eventuali irregolarità, e anche un presidente dell’Autorità che non sia garante degli equilibri esistenti».
I democratici lanciano un appello sottoscritto anche da Udc, Idv, Udc e Articolo 21, oltre che dalle tv locali e dalle 250 emittenti a rischio chiusura. «Il ministro Passera rispetti la scadenza e dica entro il 20 aprile se è pronto a lanciare l’asta competitiva per le frequenze tv del passaggio al digitale», dichiarano in coro.
Pancho Pardi, capogruppo Idv in Vigilanza, sottolinea la debolezza del governo sul tema frequenze ed invoca iniziative pubbliche. Ci sarebbero già 140 mila firme raccolte dall’organizzazione Avaaz e 50 cittadini pronti a partecipare all’asta, qualora andasse deserta, come aveva minacciato l’8 dicembre Berlusconi.
Più pacato Roberto Rao, Udc. «Il coraggio di mandare a casa Monti non lo abbiamo, ma non possiamo neanche permetterci di considerare questi temi un tabù. Porremo in primo piano la questione delle frequenze e della Rai. Esistono sensibilità anche nel Pdl, ma lì c’è il “richiamo della foresta” su argomenti che non si toccano», spiega il centrista.
Il governo potrebbe “cavarsela” con una vendita scontata, in modo da mantenere il principio e non scontentare troppo Mediaset, Rai e TiMedia. Tuttavia si rinuncerebbe ad un “tesoretto” che potrebbe arrivare a 1,5 miliardi di euro. Il compromesso potrebbe anche non accontentare nessuno, tantomeno calmerebbe le ire dei democratici.
«Spero siano voci quelle di una mediazione con asta competitiva al ribasso. Sarebbe terribile», afferma Vincenzo Vita.
Lo sconto sarebbe anche giustificato dal fatto che le preziose frequenze “scadranno” nel 2015, quando saranno tolte alle emittenti ed utilizzate per aumentare la banda larga dell’Unione europea.
La decisione è stata prese dalla Conferenza di Ginevra il mese scorso.
Tanta fatica per assegnarle!
Egidio Negri
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