Le “fake news” secondo Crimi, le parole (e i luoghi comuni) non sono mai per caso

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C’è un’espressione ricorrente nel vocabolario del senatore Vito Crimi, sottosegretario all’editoria: fake news. Non c’è nulla di male, per carità: alcuni termini, sostantivi ed aggettivi, fanno da sempre parte della moda della vulgata: assolutamente, fantastico; con il cioè all’inizio di ogni frase, Carlo Verdone costruì un personaggio leggendario.

Però il senatore Crimi, oltre ad essere un senatore della Repubblica italiana è anche un sottosegretario; con delega all’editoria. E, quindi, all’espressione fake news dovrebbe dare il corretto significato.

Partiamo dai fatti. Il Governo avvia gli Stati generali dell’editoria; e per la giornata inaugurale, alla presenza del Presidente del Consiglio Conte, vengono invitate alcune associazioni per confrontarsi in una tavola rotonda. Chiaramente, trattandosi di una tavola rotonda, non possono essere invitate tutte le associazioni di categoria ed alcune rimangono fuori dal tavolo: due di queste, l’Alleanza delle Cooperative e la Federazione Italiana Liberi Editori, lamentano il mancato invito alla tavola rotonda. Al contempo altri soggetti, come l’Anso, associazione dell’editoria on line, annunciano la presenza all’evento come un importante risultato in termini di rappresentanza. Questi sono fatti.

Le associazioni escluse dalla discussione nell’ambito della tavola rotonda rappresentano gran parte dei giornali editi da cooperative e non profit, condannati alla chiusura da una norma sostenuta dal sottosegretario Crimi. E un fatto concreto è che il sottosegretario Crimi può scegliere quali associazioni chiamare a partecipare attivamente ai lavori e quali invitare nella qualità di uditori. Quello che desta preoccupazione è che davanti a questi, che sono fatti, il sottosegretario liquidi la notizia degli stessi come fake news.

Perché le parole hanno un valore e le fake news sono le notizie false che girano sul web e vanno contrastate con ogni mezzo: ma abusare del termine e non inquadrarlo in maniera corretta è, a dir poco, preoccupante se chi lo fa è chi istituzionalmente dovrebbe combattere il fenomeno stesso: cioè, assolutamente.

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