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Le edicole chiudono e lo Stato fa autogol…

Mentre il medico studia il malato muore. Vecchio adagio popolare per raccontare quelle situazioni in cui invece di intervenire si aspetta filosofeggiando. Poi c’è l’eutanasia. Prendi le edicole, per esempio. La propaganda dei grandi editori di giornali le ha fatte diventare causa di ogni male. Erano gli anni novanta e fu avviato il processo di sperimentazione; più punti di vendita più giornali venduti; il risultato è stato un innalzamento mostruoso dei costi di distribuzione, il fallimento della gran parte dei distributori e la chiusura di diecimila edicole. I responsabili di questa roba continuano a pontificare ed intanto i degni eredi in nome di un futuro che immaginano sono loro hanno resa obbligatoria la tracciabilità delle copie. La parola d’ordine è informatizzazione, l’ennesimo spot che ha reso dal primo gennaio 2013 illegale tutta la filiera distributiva del settore editoriale. Bene ma se le edicole sono in crisi bisogna intervenire, non a chiacchiere, ed ecco un credito d’imposta di circa 200 euro ad edicola, in attesa di decreto di attuazione nel Tremonti style. Ma non basta servono interventi reali e concreti e, quindi, l’iva sui prodotti editoriali collaterali passa dal quattro per cento al ventuno, probabilmente al ventidue, forse al ventitré. Gli effetti sugli incassi delle edicole sono facilmente immaginabili; e finalmente tutti i giornalai potranno dormire sonni tranquilli, quelli dei pensionati per causa di forza maggiore.

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