Era quasi del tutto inevitabile che dopo le dimissioni di Umberto Bossi, non arrivassero puntuali le rimostranze contro la Roma ladrona e farabutta così come la definisce l’ex leader del carroccio.
A finire sotto accusa sarebbero i magistrati responsabili di aver condotto l’indagine nei confronti della Lega in cui tra gli altri è coinvolto l’ex segretario amministrativo Francesco Belsito e i famigliari dell’ex senatore, destinatari di illeciti finanziamenti pubblici.
Altrettanto puntuali arrivano le dichiarazioni di sostegno dei compagni della Lega, Calderoli definisce le dimissioni di Bossi come un atto d’amore verso il partito e si dichiara totalmente estraneo verso le accuse che lo vorrebbero coinvolto nello scambio di denaro con l’ex tesoriere Belsito.
Sulla stessa linea d’onda le dichiarazioni di Roberto Marone che si dice pronto a sostenere Bossi, in caso si ricandidi alla guida del partito.
Una decisione da capitano coraggioso che salva il suo equipaggio, così ha definita la scelta di Bossi, Roberto Castelli.
«Col passo indietro del leader del Carroccio, la Lega ha dimostrato anche stavolta la sua diversità» afferma ed aggiunge Castelli che a differenza di Bossi, né Bersani si è dimesso per il caso Penati, né Fini per la casa a Montecarlo né Rutelli per il caso Lusi.
Si fa quadrato intorno all’ex leader che è stato alla guida del partito per vent’anni e dunque la segreteria della Lega Nord non modifica la propria posizione di opposizione al governo Monti.
Lo sottolinea il presidente del Veneto, Luca Zaia, che si augura, dato il momento per il Paese, che quella della Lega possa essere un’opposizione ancora più responsabile.
Caustico invece il commento di Beppe Grillo: «La Lega non paga solo per i suoi errori, se fosse per quelli dovrebbe essere stata cancellata dalla Storia da più di un decennio.
La Lega paga la sua opposizione al governo.
È come un regolamento interno di conti, come nel finale del film «Le Iene» si ammazzano tra di loro, chi non sta al gioco viene eliminato».
Il popolo del web invece ora chiede a gran voce altre dimissioni, quelle di Renzo Bossi, definito come una marionetta mossa dalle fila del padre.