Le dimissioni di Decina diventano un problema per il pd

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foto DecinaUn altro problema per il partito democratico. Le dimissioni del Prof. Maurizio Decina da commissario dell’Autorità per garanzie nelle comunicazioni sono una circostanza straordinaria in un Paese in cui gli incarichi pubblici diventano posti privati, in particolar modo quando sono ben retribuiti. Sono ragioni personali quelle che hanno determinato la scelta del più competente dei componenti della meno autorevole delle già poco autorevoli Autorità italiane di abbandonare l’incarico. L’Autorità presieduta da Angelo Cardani vive un momento di forte pressione, incalzata, infatti, dalla numerosità e dalla complessità delle tematiche che, a breve, è tenuta ad affrontare. Recentemente, ad esempio, la Commissione europea ha contestata la modalità di determinazione delle tariffe per l’accesso alla banda larga per il 2013, l’unbundling, da parte dell’Autorità, sostenendo che favoriscono, di fatto, Telecom rispetto agli operatori alternativi. Sono in gioco centinaia di milioni di euro e lo sviluppo della rete a banda larga. E poi il regolamento sul diritto d’autore, attualmente in fase di consultazione, aprirà ampissimi ed aspri dibattiti su un tema sicuramente di interesse generale, che vede contrapposte le lobbies dei produttori e le ragioni dell’accesso ai contenuti da parte dei cittadini. Ma non è finita, qui, il rischio di elezioni politiche a breve c’è e l’Autorità ha le competenze in materia di par condicio, mentre rimangono, comunque, aperti i temi dell’attribuzioni della numerazione alle emittenti digitali e delle frequenze residue. Una volta l’Autorità era composta dal Presidente e da otto membri; la crisi e la spending review hanno diminuito il numero a quattro. Il che significa che è impensabile che un’istituzione cui il legislatore ha delegato funzioni così importanti possa funzionare a lungo senza un Commissario. Se ci fosse buon senso, senza perdere tempo in inutili discussioni sulla, oggettiva lottizzazione delle Autorità; così è e finché la politica non si rinnoverà, non a chiacchiere, ma con i fatti, ad esempio, approvando un regolamento trasparente sui meccanismi di nomina dei livelli apicali delle istituzioni e delle aziende pubbliche. Per ora non è così e, quindi, dovrà essere la Camera dei Deputati a nominare il successore di Decina, indicato, a suo tempo, dal partito democratico: che il nome ce l’ha, Antonio Sassano, uno dei massimi esperti di reti di comunicazione, attualmente Presidente della Fondazione Bordoni e di area pd. Ma entrano in gioco le correnti interne che navigano contro il buonsenso; c’è addirittura chi sostiene che per la nomina occorre aspettare il congresso e quello che ne verrà. E per l’ennesima volta il partito che è sempre quello che verrà rischia di perdersi in un bicchiere d’acqua, facendo prevalere i dissidi interni sull’interesse pubblico.

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