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LCN, Frequenze, Rai e tv locali. Tutte le “grane” di Giacomelli

Antonello Giacomelli, sottosegretario alle Comunicazioni, non ha ancora fatto a tempo a sedersi sulla sua nuova poltrona, che già lo tirano per la giacchetta da tutte le parti. A leggere la rassegna stampa del giorno della sua nomina gli saranno fischiate le orecchie. Su Il Sole 24 Ore Marco Mele ha scritto: “Sul suo tavolo avrà dossier scottanti: Rai, riassetto delle frequenze e valorizzazione dell’etere pubblico, emittenza locale”. Su la Repubblica Giovanni Valentini chiama in causa lo stesso premier sui temi che riguardano la responsabilità di Giacomelli. Scrive: Non e’ pensabile che Renzi rimuova o accantoni “la questione fondamentale di una abnorme concentrazione televisiva, pubblica e privata … Troppe reti in mano alla Rai e troppe reti in mano a Mediaset costituiscono oggettivamente un’ipoteca sul pluralismo dell’informazione. E non solo per il settore della televisione ma per l’intero sistema dei vecchi e nuovi media”. Valentini si spinge oltre: fa trapelare il dubbio che la “profonda sintonia” fra Renzi e Berlusconi sull’Italicum (più riforme istituzionali) possa contemplare anche la prosecuzione e il mantenimento del”regime televisivo”. E’ un dubbio maligno ma molto diffuso e lo stesso Giacomelli per la responsabilità che si ritrova farebbe bene a cancellarlo dalla testa di parte dell’opinione pubblica. Non e’ forse vero, d’altra parte, che lo stesso governo Letta non ha avuto l’ardire di batter un sol colpo sulla Rai e sul futuro del servizio pubblico? Intervistato da Il Foglio perfino un uomo prudente ed equilibrato come Giancarlo Leone, direttore di Rai 1, uno dei dirigenti più autorevoli, grande sostenitore di “una tv garbata”, si e’ spinto a sostenere che oggi “la Rai non ha una governance adeguata e coerente alla sua moderna fisionomia”. E poi: “Adesso il governo Renzi ha un’occasione storica. Tra un anno scadrà il consiglio di amministrazione, e fra due anni scadrà anche la concessione ventennale fra lo Stato e la Rai. Ebbene l’occasione e’ sul serio irripetibile. Il governo e’ nelle condizioni ideali per superare la legge Gasparri sul sistema radiotelevisivo, e modificare la governance dell’azienda. Renzi non farà nomine. Aspetterà. Immagino che si presenterà con un modello tutto nuovo. Chissà. Un consiglio di amministrazione la cui nomina non dipenda dai partiti, dal Parlamento, dalla commissione di Vigilanza”. Giacomelli e’ avvertito. Si da’ il caso poi che proprio in questi giorni la Vigilanza deve esprimere il suo parere sul Contratto di servizio 2013 – 2015. Di fronte a un testo assai discutibile, contenente alcune inaccettabili norme, vuoi come “il bollino blu” per segnalare programmi non “da servizio pubblico” vuoi per escludere l’intrattenimento fra i doveri di un servizio pubblico (come se Ballando sotto le stelle non lo avesse inventato la Bbc!) il parere che il relatore ha preparato dovrebbe essere approvato e sottoscritto anche dal nuovo sottosegretario facendo dimenticare l’assai discutibile prova del suo predecessore Catricala’. Avrà il governo Renzi più forza e più coraggio nel farsi carico del futuro del sevizio pubblico? Il nuovo sottosegretario non potrà ignorare il lavoro del suo partito, il Pd, che già al governo Monti chiese di cambiare la legge per tagliare il cordone ombelicale che lega la Rai ai partiti, facendone una azienda anomala e quasi ingestibile. E’ vero che Berlusconi conta ancora e molto quando si parla di riforme istituzionali, ma possibile che continui a condizionare anche il Sistema dei media al punto da impedire che si sviluppi più concorrenza e più modernità?

Fonte: Il Secolo XIX

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