LAVORATORI PRONTI A SFIDUCIARE DIRIGENTI, SINDACATI IN RIVOLTA, SPRECHI E TAGLI MA PER LORENZA LEI: «LA RAI È UN’AZIENDA SANA»

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Per il dg la «Rai è una azienda sana; il 2012 sarà positivo; dopo 5 anni in perdita l’azienda tornerà a chiudere in positivo il Conto economico». Le recenti tribolazioni sono state causate, secondo il direttore generale, dagli ingenti investimenti per la transizione al digitale e dalla crisi del mercato pubblicitario. La Lei assicura il mantenimento del perimetro aziendale e dichiara che «a differenza di altri servizi pubblici europei la Rai non è ricorsa alla leva della riduzione del personale per finanziare gli investimenti per il digitale televisivo terrestre e per la relativa nuova offerta». Inoltre, il dg rassicura che ha intenzione di «mantenere i livelli occupazionali in un’ottica di costo del lavoro che sia maggiormente coerente con le dinamiche del mercato in cui operiamo».
Ad ascoltare la Lei va tutto bene nel presente e andrà ancora meglio nel futuro. Ma fuori dalla sala dei bottoni si respira un’aria diversa. I sindacati non si accontentano delle promesse e non rinunceranno alla battaglia.
I lavoratori Rai hanno recentemente indetto un referendum interno per sfiduciare i dirigenti della loro azienda. L’esito della votazione dovrà essere consegnata a Monti, in quanto Ministro del Tesoro e maggior azionista Rai, e resa pubblica. Non finisce qui. L’ondata di protesa, iniziata lo scorso mese e che ha avuto il culmine nello sciopero del 22 dicembre, potrebbe continuare a febbraio. Lo hanno annunciato Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil, Ugl Telecomunicazioni, Snater e Libersind-ConFsal. Per i sindacati non c’è alcuna sintonia tra i vertici e il tessuto aziendale in quanto le scelte sono state prese «in funzione di interessi che nulla hanno a che fare con la Rai e con la funzione di servizio pubblico».
Le argomentazioni dei lavoratori sono corpose. Durante le recenti festività si sono concretizzati i primi effetti del piano di risanamento dei vertici aziendali: la chiusura di Rai Corporation con il preavviso di licenziamento per 40 lavoratori della sede di New York, la chiusura degli uffici di corrispondenza di Mosca e Montevideo con ulteriori 8 licenziamenti, oltre alla chiusura di Rai Internazionale con la difficoltà di ricollocazione di 90 lavoratori. Questa è stata la risposta dell’azienda allo sciopero del 22 dicembre. Non è bastato al Cda determinare la perdita di programmi fondamentali dal punto di vista qualitativo ed economico, si continua a lasciare intatte le clientele e gli sprechi attraverso appalti e consulenze. «Il management persevera nell’intento di ridurre la capacità produttiva e ideativa dell’azienda, desideroso di fare cassa vendendo asset strategici, quali le torri trasmittenti, e abbandonando spazi di mercato fondamentali per realizzare un’operazione contabile di breve respiro. Ne è ulteriore segnale la mortificazione degli investimenti e del personale, condizione che inevitabilmente la Rai pagherà a partire dal 2012», hanno dichiarato i sindacati.

A creare ulteriore attrito tra la dirigenza e i lavoratori potrebbe essere lo scoop de Il Riformista secondo cui la Lei, in barba al regime di tagli, si sarebbe regalata un autista personale e avrebbe concesso al Gr aumenti, promozioni e nuove assunzioni.

«Ciò che colpisce è la schizofrenia tra i tanti sommersi e i pochi salvati», si legge su Il Riformista.

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