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Lavorare fino a 70 anni si può: il Tribunale di Milano salva i giornalisti

Lavorare fino a 70 anni nelle redazioni si può. Questo è il principio stabilito dalla “sentenza Creti”  della Corte d’Appello (sezione Lavoro) di Milano: Rai sconfitta di nuovo. Il principio è nella Manovra Monti-Salva Italia, che oggi è la legge 214/2011. In coda fac simile della lettera da spedire agli editori con la richiesta di rimanere in servizio fino ai 70 anni + i testi normativi. La Rai è stata sconfitta di nuovo davanti alla Corte d’Appello di Milano (sezione lavoro, presidente Laura Curcio, consiglieri a latere Carla Trogni, relatore, e Angiola Sbordone): due redattori, licenziati, con separate sentenze, sono stati reintegrati nel posto di lavoro fino al compimento dei 70 anni. La “sentenza Creti” è una sentenza clamorosa (depositata il 29 ottobre, mentre quella del Tribunale n. 5002/12 era stata depositata il 23 dicembre 2012) che recepisce il comma 4 dell’articolo 24 della “manovra Monti- salva Italia” (dl 201/2011 convertito con la legge 214/2011). In questo comma c’è una norma di carattere generale e di grande profilo: i lavoratori potranno scegliere di rimanere negli uffici, nelle fabbriche e nelle redazioni fino a 70 anni e avranno il diritto al mantenimento del posto di lavoro. Il comma 4 dice testualmente. “Nei confronti dei lavoratori dipendenti, l’efficacia delle disposizioni di cui all’articolo 18 (Riassunzione per sentenza, ndr) della legge 20 maggio 1970, n. 300 e successive modificazioni opera fino al conseguimento del predetto limite massimo di flessibilità”. Il mitico articolo 18 dello Statuto dei lavoratori (legge 300/1970) sancisce la “’reintegrazione nel posto di lavoro” in caso di illegittimo licenziamento. Le aziende non potranno licenziare nessuno per via dell’età. Se ciò dovesse accadere, il giudice del lavoro ha il potere di restituire il posto di lavoro al dipendente. Il comma 4 riguarda l’Inps e gli enti sostitutivi dell’Inps (l’Inpgi è tale). In un documento dell’Inpgi si legge: “Non vi è alcuna norma ostativa alla prosecuzione del rapporto di lavoro oltre i 65 anni”. I due giornalisti, Raffaella Brustia ed Enzo Creti, sono stati difesi rispettivamente dagli avvocati Luca Boneschi e Alessandro Simionato. La Corte d’Appello ha condannato la Rai a rifondere le spese legali (5 mila euro a testa). Franco Abruzzo, – consigliere dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia e dell’Associazione lombarda dei Giornalisti – ha così commentato le sentenze: “Consiglio ai colleghi in attività di spedire, attorno ai 55/56 anni, una letterina al proprio editore con la quale può essere legittimamente manifestata la volontà di rimanere in servizio fino al compimento dei 70 anni. Il contratto prevede, all’articolo 33, che si possa essere licenziati una volta compiuti i 65 anni. L’articolo 37 della legge 416/1981 prevede il prepensionamento dei giornalisti a 58 anni con almeno 18 anni di contributi alle spalle. Così, con lo stratagemma della letterina, chi compie i 58 o i 65 anni non può essere licenziato. La mia generazione si è avvalsa di una norma simile presente nella “riforma Amato” del 1992 che dava il diritto di rimanere in redazione fino ai 65 anni”.

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