Ha fatto sapere di essere pronto a tornare in Italia ed ha anche indicato una data. Lunedì mattina, potrebbe atterrare a Roma, convolo Alitalia partito da Buenos Aires. Dopo otto mesi di latitanza, potrebbe costituirsi Valter Lavitola, l’editore e direttore de L’Avanti protagonista la scorsa estate di un caso giudiziario legato ai suoi rapporti con l’ex premier Berlusconi e l’imprenditore barese Gianpaolo Tarantini.
Tuttavia la decisione potrebbe rivelarsi poco fondata. Già in altre occasioni negli ultimi mesi, aveva dichiarato di essere pronto a presentarsi in Italia e di volersi difendere nelle sedi opportune dalle accuse che lo vedono coinvolto.
In Italia Lavitola è atteso da un ordine di arresto spiccato qualche mese fa dall’autorità giudiziaria di Bari, dove è indagato per i suoi rapporti triangolari con Tarantini e Berlusconi. Una storia raccontata in larga parte dalle indagini napoletane, esplosa la scorsa estate, poi trasmessa alle Procure di Bari e Roma per competenza territoriale. A Bari, il giornalista di origini salernitane è accusato di induzione a rendere false dichiarazioni nei confronti di Tarantini (beneficiato non punibile), nel corso del processo sulle escort portate nelle dimore dell’ex premier Berlusconi (che in questa vicenda non è indagato).
Ma le grane giudiziarie di Lavitola non sono finite. A Napoli c’è l’accusa di corruzione internazionale, in relazione al ruolo di consulente per conto di Finmeccanica. Poi si indaga sulla gestione dei fondi per l’editoria riservati al quotidiano Avanti, 23 milioni: Lavitola deve rispondere delle accuse di truffa ai danni dello Stato, in concorso con il senatore De Gregorio. Inchieste napoletane che portano la firma del pool mani pulite guidato dal procuratore aggiunto Greco con i pm Curcio, Woodcock e Piscitelli.
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