Paolo Lattanzio è stato il primo firmatario dell’emendamento per la quinta proroga ai tagli dei contributi ai giornali. Per l’editoria rappresenta l’avvio di un percorso nuovo. E virtuoso. Che unisce e non divide. A differenza delle posizioni populiste sostenute con piglio ideologico da qualcuno, la realtà ha dimostrato il ruolo insostituibile dei giornali. Ci voleva una pandemia per farlo capire anche a quelli che avrebbero voluto spegnere le voci plurali del Paese. Un fronte unito, per fortuna, ha scongiurato il peggio. Per capire le ragioni profonde dell’impegno, dopo quella al leghista Capitanio, riportiamo qui di seguito l’intervista che il deputato Paolo Lattanzio (Pd) ha rilasciato a La Voce di Rovigo.
Un emendamento in Commissione Bilancio alla Camera al Decreto Sostegni bis (attualmente in discussione e che dovrà essere convertito in legge entro il prossimo 24 luglio), apre la strada ad una novità importante (e molto attesa) per il mondo dell’editoria.
In Commissione Bilancio è stato infatti approvato un emendamento (primo firmatario l’onorevole Paolo Lattanzio del Pd) che prevede lo slittamento al 2023 dei tagli ai contributi diretti all’editoria. L’entrata in vigore dei tagli (che avrebbero portato alla cancellazione del contributo), slitterà dunque al 2023, vale a dire fino all’inizio della prossima legislatura. E non si tratta di una scelta causuale.
Paolo Lattanzio, che da anni segue le vicende legate all’editoria, è particolarmente soddisfatto del risultato raggiunto. “Finalmente qualcosa di preciso, un intervento chirurgico in un mondo che aspettava da tempo un segnale concreto”.
“Io ero e resto convinto che si dovesse andare all’abolizione dei tagli. Di certo, però, anche questa proroga è un segnale importante perché sancisce che di fronte a necessità concrete non si può più stare dietro alle sole bandiere ideologiche. Tre anni, poi, sono un lasso di tempo adeguato per gestire al meglio la fase post pandemia, con tutte le difficoltà che questa comporta, e per arrivare all’inizio della nuova legislatura quando si dovrà mettere a frutto il lavoro di riforma di cui si parla e sul quale si sta ragionando. Insomma: si potrà cominciare la prossima legislatura con una nuova visione della funzione della stampa all’interno della società”.
“Per me e per il mio partito – prosegue Lattanzio – si trattava di una argomento centrale, per quanto controverso. Parte del merito di questo risultato, poi, sono convinto che vada al attribuito lavoro svolto dalla Commissione cultura negli ultimi mesi. Commissione che ha messo le basi per riconoscere il valore della stampa. Su questo argomento fino a un po’ di tempo fa, è inutile nasconderlo, c’era una discriminazione. Con questa proroga, invece, si è messo in chiaro un punto essenziale: la crisi successiva alla pandemia ha avuto e continuerà ad avere effetti dirompenti su tutti i settori. E su questi si dovrà lavorare. Anche per questo è importante essere riusciti a portare il settore al centro dell’attenzione”.
Anche perché “l’editoria non è il male, e la pandemia ce lo ha mostrato. Per tanto tempo si è soffiato sull’idea che i finanziamenti all’editoria fossero il male e che la stampa fosse cattiva. Invece mai come in questa situazione di pandemia è balzato agli occhi come sia importante, per fare un’informazione corretta, avere alle spalle una struttura giornalistica in grado di valutare e scegliere”.
Tecnicamente, non resta che attendere l’approvazione del Decreto in aula. E visti i tempo stretti è molto probabile che il governo ponga il voto di fiducia sul teso uscito dalla Commissione al termine, come abbiamo visto, di una discussione lunga e molto articolata.
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