Anche per il mondo della comunicazione dopo questa crisi nulla sarà più come prima. Questo è un dato di fatto, se non altro per la consapevolezza del ruolo svolto dalla stampa, e dalla stampa locale in particolare, nell’informare in modo corretto e puntuale i cittadini durante la fase più acuta dell’emergenza.
Paolo Lattanzio, 41 anni, parlamentare del Movimento 5 Stelle, membro della Commissione cultura, lo ha messo nero su bianco con un ordine del giorno a sua firma (approvato all’unanimità) con il quale si chiede al governo di trovare una soluzione ai problemi delle piccole realtà editoriali che, a causa dei limiti temporali imposti dalla fine programmata dei finanziamenti pubblici all’editoria, rischiano di non potere avere accesso al credito come invece accade per le altre aziende. Un passo fondamentale dal punto di vista tecnico ma importantissimo anche da quello politico, visto che dopo anni di scontri segna un cambio di passo nei rapporti fra politica (e il Movimento 5 Stelle in primis) ed editoria. “Io – racconta Lattanzio – venendo dal mondo della comunicazione sono da sempre particolarmente attento a quanto accade in questo settore. E devo dire che mi ha fatto particolarmente piacere notare come, a fronte di una crisi gravissima, sia cambiato in modo evidente l’approccio al mondo dell’editoria. In questa situazione drammatica, i prodotti editoriali si sono rivelati un bene essenziale e primario per i cittadini. E penso in primo luogo alla stampa locale e di prossimità”.
Un bel riconoscimento per chi lavora tutti i giorni a contatto con la realtà locale…
“E’ un bene essenziale in quanto è vicino ai cittadini ed è in grado di fornire quell’informazione di servizio che la grande stampa, per i più svariati motivi, ha spesso tralasciato. Il ruolo della stampa, al pari della riapertura delle librerie ancora in piena pandemia, ha contribuito alla crescita di una consapevolezza diversa e ad un approccio nuovo verso questi settori. Lo dico senza timori: per tanto tempo si è soffiato sull’idea che la stampa non fosse da aiutare, che ci fosse una stampa cattiva e vecchia e un web sempre buono. Invece mai come in questa situazione è balzato agli occhi come sia importante, per fare un’informazione corretta, avere alle spalle una struttura giornalistica in grado di valutare e scegliere. Qualsiasi sia lo strumento di pubblicazione. Sì, in questa situazione la stampa si è confermata un pilastro fondamentale della nostra vita comunitaria”.
Poi, entrando un po’ più nel tecnico (ma non troppo) c’è il tema dei finanziamenti per il pluralismo che sono a termine. Una situazione che sta facendo venire meno le sicurezze economiche e rischia di escludere le piccole aziende editoriali dalla possibilità di accedere ai prestiti garantiti alle altre imprese…
“Il tema c’è, ed è concreto. E su questo siamo intervenuti con un Ordine del giorno in cui si chiede al governo di prendere tutte le misure necessarie. Ma c’è anche un altro passaggio importante: la consapevolezza di dovere avere verso questo mondo un approccio non ideologico”.
Ovvero?
“La situazione e il contesto sono profondamente cambiati rispetto a due anni fa. Che ci sia simpatia o meno verso la stampa, il tema va affrontato e, come in questo caso, il problema va preso in carico. Il fatto che questo Ordine del giorno sia stato accolto e votato, e che sia seguita anche una risoluzione che invita a farsi carico del futuro di questo mondo significa che le cose sono cambiate”.
E sembra una posizione (finalmente, me lo lasci dire) molto trasversale. O sbaglio?
“La grave crisi di questi mesi ha fatto emergere in tutti i partiti la consapevolezza che le posizioni eccessivamente ideologiche devono essere superate. E sono state superate. La stampa ha dimostrato di essere un valore importante nell’affrontare la crisi. E di questo va dato atto a tutti gli attori del settore, e all’editoria di prossimità in primo luogo”.
Il prossimo passaggio per guardare al futuro?
“Una buona riforma del settore, come indicato anche dal sottosegretario con delega all’Editoria, Martella, che è indispensabile soprattutto per chi lavora nell’editoria e nei momenti difficili ha dimostrato di saperlo fare bene.
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