Un articolo su Che Guevara fa scoppiare la querelle a destra. Dopo le polemiche furibonde scatenate sui social da un post di Gioventù Nazionale di Roma in onore del “comandante”, il Secolo d’Italia, diretto da Italo Bocchino, pubblica un pezzo in cui viene ripercorsa la storia del rapporto tra la destra giovanile e la figura del Che. Ed esplode la bagarre.
Un rapporto che, nonostante i luoghi comuni, è molto più saldo di quanto s’immagini dal momento che – già dagli anni ’60 col Bagaglino e poi nell’ambito della destra giovanile fino e oltre agli anni ’80 – Guevara affascinò i ragazzi del Movimento Sociale e di Alleanza Nazionale. Questo, scrive il Secolo, ad onta “dei parrucconi del Msi” che, evidentemente, erano allergici a ogni ipotesi di contaminazione e sperimentazione culturale dei ragazzi.
È una vecchia storia, in seno al mondo della destra italiana, quello dello scontro tra i doppiopettisti e i Figli del Sole, tra i borghesi e i nazionalpopolari, tra gli occidentalisti a tutti i costi e i terzomondisti. Che tanta tensione (da Almirante a Fini) ha causato nei movimenti missini prima e aennini poi.
La tensione, evidentemente, non è del tutto calata. Tant’è vero che dopo aver letto di Che Guevara in camicia nera, Assunta Almirante, vedova dello storico leader missino, ha tuonato parole durissime su Facebook. “Sono indignata! Vi posto un estratto di un articolo di ieri del Secolo d’Italia a firma di Gloria Sabatini. Non discuto sulle opinioni espresse, ognuno può dire le cretinate che crede, ma non è pensabile offendere la vecchia dirigenza del MSI apostrofandoli come “parrucconi”. Questa pseudo giornalista dovrebbe sapere che il giornale per cui scrive è stato fondato da quei “parrucconi” e che ai tempi vi lavoravano firme di grande spessore diretti da giornalisti di fama. La Fondazione AN dovrebbe meglio vigilare sul direttore del Secolo e sui suoi giornalisti che percepiscono regolare stipendio. Vergogna! non si sputa nel piatto in cui si mangia”.
La posizione della vedova Almirante ha scatenato la furia dei suoi simpatizzanti ma anche quella del comitato di redazione del Secolo d’Italia che stigmatizza gli attacchi: “Il Comitato di redazione del Secolo d’Italia in relazione alle polemiche suscitate dall’articolo “C’è chi mette la camicia nera a Che Guevara. E a destra scoppia il caso” pubblicato sul sito del nostro giornale l’11 ottobre 2018, esprime rammarico e stupore per le critiche sopra le righe sfociate in veri e propri insulti alla nostra testata e alla giornalista che ha redatto l’articolo che hanno purtroppo coinvolto il profilo Facebook di un personaggio, la signora Assunta Almirante, da sempre punto di riferimento del mondo della destra”.
E quindi: “Ribadisce che non esiste altra testata giornalistica che abbia nel tempo valorizzato la memoria, le intuizioni e le capacità politiche del compianto leader del Msi Giorgio Almirante e pertanto respinge le accuse ingenerose rivolte al Secolo d’Italia e ai suoi redattori. Ricorda che il Secolo d’Italia è un quotidiano nazionale tenuto anche a scrivere di cultura, costume, società, temi sui quali storicamente la destra ha sempre cercato di compiere analisi aperte e senza pregiudizi. Basta sfogliare gli archivi della testata per constatarlo”. E ancora: “Sottolinea che, fermo restando il diritto dei giornalisti della testata a esprimere liberamente le proprie opinioni, il dibattito e anche le critiche sui temi affrontati dal giornale devono essere considerati legittimi e opportuni purché rispettosi delle regole di una civile dialettica. Si augura infine che tali discussioni possano avvenire in modo argomentato, razionale e non impulsivo sul sito del nostro giornale, aperto al civile e costruttivo confronto, senza dare in pasto alla gogna dei social i colleghi impegnati con professionalità e senso di responsabilità nel lavoro giornalistico quotidiano”.