70 milioni per salvare 90 storiche testate del fallimento. E’questo l’appello lanciato da Mediacoop per il rifinanziamento del Fondo per l’Editoria, che attualmente ammonta a 50 ml annui.
I contributi sono diminuiti progressivamente. Si è passati dai 240 ml assegnati per il 2007 ai 50 stanziati per l’ultimo anno di attività. Il decreto-legge che porta il nome di Paolo Peluffo, sottosegretario per l’editoria, è apprezzato nei contenuti dagli addetti ai lavori, ma ritenuto privo di sostanza. Mediacoop, associazione che tutela le cooperative editoriali, spinge da mesi per trovare una soluzione che renda effettiva l’assegnazione dei fondi. 90 testate storiche, sottoposte alle pressioni delle banche, rischiano di chiudere i battenti.
Ma l’editoria è tra le priorità del Governo? Non si può dire che non sia oggetto di modificazioni legislative. Nel decreto Peluffo, ad esempio, è contenuta una misura che permette di recuperare le testate in crisi, consentendo ai giornalisti licenziati di costituire nuove cooperative e di ricevere i contributi senza il vincolo di attività pregressa. E la legge di stabilità prevede che i fondi saranno elargiti nel 2015. Buono a sapersi per il futuro, ma il presente resta fosco. Il problema dell’attuale disciplina non attiene ai principi, per larga parte condivisibili, ma alla sua transitorietà. In teoria il decreto dovrebbe essere valido solo per il 2012 e il 2013, ma non esiste una previsione legislativa che lo attesti. In parole povere, il Governo prende tempo mentre le imprese languiscono.
Le parti sociali hanno inviato una lettera a Mario Monti nella quale si chiede di ripristinare il fondo di 120 ml, ritenuto essenziale per la sopravvivenza delle testate. Ma intanto i contributi hanno subito in un anno un’ulteriore decurtazione del 20%. I tagli aumentano, e con essi i lavoratori costretti a ricorrere agli ammortizzatori sociali.
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