Si alza la voce dei giornalisti sul conflitto in Ucraina. Con l’esplosione del conflitto, crescono i pericoli per i cronisti impegnati al fronte per raccontare cosa sta accadendo. Uno scenario importante perché dal futuro di Kiev dipenderà quello degli equilibri geopolitici mondiali. I giornalisti in Ucraina, dunque, stanno raccontando la storia di tutti noi. E vanno difesi dai pericoli e dai rischi che una guerra di queste dimensioni e di tale natura comporta per chi, sul campo, la racconta ogni giorno.
Per queste ragioni è arrivato un importante appello da parte della Federazione europea dei giornalisti. L’Efj ha diffuso un documento che è stato sottoscritto da numerosi cronisti e associazioni della stampa in tutto il Continente. “Esprimiamo solidarietà al popolo ucraino e in particolare ai giornalisti ucraini che si trovano in prima linea in una guerra europea su larga scala. Condanniamo la violenza e le aggressioni che mettono in grave pericolo migliaia di nostri colleghi in tutta l’Ucraina”.
E infine, Efj ha concluso. “Chiediamo alla comunità internazionale di fornire ogni possibile assistenza a coloro che stanno assumendo il coraggioso ruolo di documentare cosa accade nella zona di guerra che ora è l’Ucraina. Condanniamo la violenza fisica, gli attacchi informatici, la disinformazione e tutte le altre armi impiegate dall’aggressore contro la stampa ucraina libera e democratica. Siamo anche solidali con i media indipendenti russi che continuano a riportare la verità in condizioni senza precedenti”.
Intanto, il segretario generale dell’associazione dei servizi audiovisivi Nicola Latoma ha chiesto ai Tg italiani di concedere i crediti ai giornalisti che forniscono immagini dall’Ucraina. In una nota, l’Asa ha chiesto. “Tutte le immagini che stanno arrivando dall’Ucraina per i Tg Rai – Mediaset – La7 sono opera di operatori video e montatori esterni. In questo momento stanno lavorando in condizioni difficilissime. Chiediamo alla Rai – Mediaset – La7 e in particolare ai direttori dei Tg di dare i crediti a questi lavoratori. La firma sui servizi sarebbe un riconoscimento importante per chi sta rischiando la vita ed è difficilmente sostituibile”.