Gli editori chiedono unità al Paese. E lanciano un appello affinché si lasci aperto il settore delle librerie. In vista, soprattutto, del Natale che è il momento dell’anno evidentemente più produttivo per i librai e le case editrici italiane.
“Che ne sarà delle librerie?”, se lo sono chiesti in una lettera-appello gli editori Sandro Ferri (Edizioni e/o), Renata Gorgani (Editrice Il Castoro), Alessandro e Giuseppe Laterza (Editori Laterza) e Stefano Mauri, (Gruppo editoriale Mauri Spagnol): “Apprendiamo dai giornali che probabilmente il nuovo dpcm dividerà l’Italia secondo tre gradi di lockdown, in base all’indice RT che misura il ritmo di crescita dei contagi.Cosicché nelle cosiddette ‘zone rosse’ − tra cui la Lombardia, il Piemonte e la Calabria − verrebbero chiusi tutti gli esercizi commerciali non reputati ‘essenziali’. Che ne sarà delle librerie? Chiediamo al governo di considerarle essenziali e tenerle aperte in tutto il paese”.
Le ragioni della richiesta non sono solo di natura prettamente economica: “Non solo perché la lettura dei libri è requisito fondamentale di una cittadinanza attiva, ma anche per non creare una divisione tra gli italiani, un distanziamento dello spirito: l’ultima cosa di cui il nostro paese ha bisogno, in un momento di solitudine e frammentazione come quello che stiamo attraversando”.
E dunque: “Il libro è anche il modo meno contagioso di informarsi, approfondire, viaggiare, di imparare a distanza, di crescere e fare esperienza come dimostrato dalla sete di libri che si è manifestata in tutto il mondo appena terminati i lockdown di primavera. Le librerie (come le biblioteche) sono luoghi di scoperta nei quali − con la complicità dei librai − possiamo incontrare anche libri e mondi sconosciuti e inattesi. Tenere aperto questo spazio di riflessione e di immaginazione è una priorità se vogliamo che tutti partecipino alla creazione di un futuro comune”.
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