L’autorità scrive anche che grazie a quelle pratiche Telecom ha potuto proteggere la propria quota di mercato, a danni dei concorrenti. “La partita non è ancora chiusa”, fanno sapere da Telecom Italia. Questa posizione dell’Antitrust è l’analogo infatti alle accuse formulate da un pubblico ministero a un processo, dopo le indagini. Adesso Telecom ha 30 giorni per presentare la propria difesa ed evitare così conseguenze gravissime, tra cui una multa fino al 10 per cento del proprio fatturato. Dagli atti dell’istruttoria, sembra che i casi contestati sono molto ricorrenti e portano ampie conseguenze al mercato. Ne derivano danni sia agli utenti- che si vedono rifiutare un’attivazione, perdendo tempo e a volte anche promozioni che volevano cogliere al volo- sia agli operatori.
Telecom ha rifiutato 5 milioni di attivazioni dei concorrenti su un totale fra i 10 e i 15 milioni e ciò non per inefficienze degli altri operatori ma per “specifiche scelte strutturali, organizzative e procedurali adottate da Telecom nella gestione del processo di provisioning (fornitura del servizio, ndr)”. Questi rifiuti di attivazione sono comunicati con un messaggio noto come “ko tecnico”, comunicato da Telecom all’operatore. Significa: “Non possiamo attivare l’utente, per problemi tecnici”. E l’operatore è costretto a girare il messaggio al proprio cliente, “mi spiace, non possiamo attivarti la linea che avevi richiesto”. Ma visto che questi casi capitano troppo spesso, quando si tratta di clienti altrui, l’Antitrust ora sospetta che il “problema tecnico” nasconda in realtà una pratica scorretta: un abuso.
“Per effetto dei ko opposti da Telecom Italia, la conquista ed il mantenimento dei nuovi clienti risulta significativamente più costoso per i concorrenti”, si legge negli atti. “Le condotte di Telecom, deteriorando la qualità delle procedure di accesso alla rete dedicate agli OLO (Operatori alternativi, ndr) rispetto a quelle seguite dalle proprie divisioni interne sono suscettibili di incidere negativamente sulla reputazione dei concorrenti soprattutto con riguardo alla loro effettiva capacità di fornire in tempi certi un servizio effettivamente operativo. In considerazione dell’importanza che la reputazione dell’operatore riveste nelle scelte dei consumatori di servizi di telecomunicazioni, le condotte di Telecom sono dunque idonee a frenare significativamente la capacità degli OLO di espandere la propria posizione su mercato”.
L’esito delle analisi avrebbe dimostrato che: “in un numero non trascurabile di casi le richieste degli OLO si sono concluse con la mancata attivazione dei servizi”. Cioè, “nel 15-20% delle richieste di accesso per la fornitura di servizi telefonici e in oltre il 20% delle richieste per accesso a internet a larga banda”. Una delle conseguenze: “la quota di mercato di Telecom pur riducendosi nel tempo continua ad essere significativamente più elevata di quella che gli operatori incumbent (ex monopolisti, ndr) detengono in media in Europa”.
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