È molto difficile nel 2008 auspicare un ritorno all’editore puro come è stato nel nostro Paese nell’immediato dopoguerra e negli anni del boom economico. A rendere complessa un’evoluzione in questo senso del mondo dell’editoria, è soprattutto lo straordinario sviluppo delle tecnologie e dell’informatica, che stanno dando al panorama dell’informazione mondiale dimensioni non immaginabili congiuntamente ad una rapidità della diffusione di notizie da lasciare talvolta stupiti persino i giornalisti stessi». Così Giorgio Lainati, giornalista e deputato del Pdl, interviene sul dibattito relativo ai cambiamenti dell’informazione e alla necessità della figura degli editori puri avviato nei giorni scorsi dal presidedente del Gruppo Gmc-Adnkronos Giuseppe Marra. «Dobbiamo avere un grande rispetto di chi svolge nobilmente il ruolo di editore puro -spiega l’esponente azzurro- avendo il coraggio di affrontare sfide ai limiti delle possibilità economiche. Ma nello stesso tempo -avverte- non dobbiamo avere una visione esclusivamente romantica dell’editoria del terzo millennio. Quando l’ex vicepresidente Usa Al Gore lancia un canale televisivo che si chiama ‘Current tv’, che prevede ampi spazi redazionali a servizi interamente realizzati da internauti, tocchiamo con mano di aver superato qualsiasi frontiera della comunicazione globale». «Anzi -osserva Lainati- per sette anni membro della Vigilanza Rai e capogruppo di Fi in commissione – rischiamo di dover pensare a come arginare una liberalizzazione quasi selvaggia. Da questo punto di vista, un editore puro può giocare un ruolo fondamentale a salvaguardia del pluralismo e della stessa libertà di informazione».
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