Addio a Gino Strada. Il cordoglio per l’Usigrai, deve trasformarsi in “azione” al servizio del racconto. Per il sindacato Rai rappresenta una grave perdita la scomparsa del medico milanese, fondatore dell’Ong Emergency da sempre in prima linea sugli scenari di guerra in tutto il mondo.
Tanti gli attestati di stima. Moltissimi i ricordi. Reporter e inviati hanno voluto tutti tributare il loro omaggio a Gino Strada. Un punto di riferimento, per tutti loro, sul proscenio dei più grandi drammi del pianeta. L’inviato del Tg3 Nico Piro ha salutato Strada scrivendo. “La morte di Gino Strada è anche una perdita per l’informazione. Emergency ha sempre aperto le porte delle sue strutture ai giornalisti, per mostrare dalle corsie gli effetti delle guerre ma anche per aiutare chi al lavoro in aree di crisi può avere problemi piccoli e grandi. A volte anche solo per un caffè, una chiacchiera, una pastiglia contro la dissenteria. Altre volte per cose ben più serie”.
Anche Tiziana Ferrario ha voluto salutare il fondatore di Emergency. Con un ricordo pubblicato su Articolo 21. In cui, tra le altre cose, ha ricordato. “Un grande medico, un grande esempio di come si fa impegno umanitario. Un combattente, sempre controcorrente nel modo giusto al fianco degli ultimi”. E quindi. “La sua morte improvvisa mi lascia sgomenta. Gino era come un super eroe, di quelli che non smettono mai di combattere e sai che sono sempre lì per proteggere i deboli. Cin quell’aria sempre un po’ stropicciata, sembrava eterno, indistruttibile, invece se n’è andato prima che la sua Kabul capitolasse sotto la furia talebana”.
Usigrai ha salutato la scomparsa di Gino Strada con un appello. “Il cordoglio per la morte di Gino Strada si deve trasformare in azione. Organizzazioni come la sua, come Emergency, sono veri e propri incubatori di vita. Ma sono una straordinaria opportunità anche per chi fa informazione”. E dunque. “E allora, se vogliamo andare oltre il cordoglio, e vogliamo davvero rendere omaggio a chi ha dedicato la propria vita a salvare quella di altri, il modo migliore è un impegno di tutta l’informazione a raccontare e far conoscere il ruolo imprescindibile delle organizzazioni umanitarie nelle periferie del mondo”. Infine l’appello. “Una responsabilità in più in capo alla Rai Servizio Pubblico che ha il dovere – da Contratto di Servizio – di rompere quello che, con grande lucidità, Gino Strada ha definito “coprifuoco mediatico” in riferimento all’Afghanistan, e più in generale a tutte le periferie e le “guerre dimenticate”. E per farlo esiste un solo modo: andare, vedere, raccontare, essere testimoni”.
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