Non sarà una passeggiata di salute, il cda di Telecom Italia che oggi vedrà confrontarsi manager e soci su due punti cruciali: la vendita de La7 e l’aggiornamento al 2015 del piano industriale, con il preconsuntivo dei conti 2012. Sul fronte televisivo, dopo il cda dello scorso 17 gennaio, c’è un pretendente in più che però sposta poco in termini di offerta. In campo ci sono Clessidra, rimasta orfana di Equinox proprio sulla scia di quella riunione che si limitò a prorogare gli approfondimento senza concedere trattative in esclusiva, e Cairo Communication. A questui è aggiunta, a un minuto dal suono del gong, Centro Europa 7. L’emittente guidata dall’imprenditore abruzzese Francesco Di Stefano – noto per la battaglia legale che condusse per utilizzare la concessione televisiva che aveva ottenuto nel 1999 – avrebbe presentato un’offerta per molti versi simile a quella di Cairo, dunque sulla sola tv e incentrata sugli aspetti industriali e sulle sinergie attuabili anche attraverso il decoder in alta definizione con cui l’emittente trasmette i propri canali. Urbano Cairo sarebbe pronto al risanamento a fronte però di una società ripulita dai debiti e fornita di una «dote» finanziaria per ripartire. D fondo guidato da Claudio Sposito, invece, nell’ultima proposta, avrebbe rivisto alcuni punti. Ma per tutto il perimetro di Telecom Italia Media (che pure oggi riunirà il cda) continuerebbe a offrire una cifra che non soddisferebbe la valoriz-Franco Bernabè, presidente operativo di Telecom zazione dei preziosi Multiplex di TIM Broadcasting. I soci riuniti dentro Telco attendono il presidente esecutivo Franco Bernabè al varco. Dopo mesi di rinvii e di approfondimenti senza arrivare a un’offerta soddisfacente, vogliono andare fino in fondo nell’esaminare la possibilità di disfarsi di un asset, quello televisivo, che pesa sui conti di Telecom, bruciando cassa. Ma Bernabè, di fronte a quella che suona come una svendita potrebbe opporre un altro ragionamento, anche in seguito alla nuova proposta di Europa 7. Visto l’interesse potenziale e l’audience share tornato a gennaio oltre il 4% (ai livelli del 2011 e sopra il 3,67% che c’era per esempio a dicembre), forse varrebbe la pena attendere gli esiti del nuovo piano messo a punto dal neo ad di Ti Media Marco Ghigliani. So prassedere, senza svendere. Convincere i soci (già tesi sul punto) di questa soluzione non sarà impresa semplice. Intanto allarmati per la «svendita» si dicono i giornalisti de La7. E contrari sono anche i piccoli azionisti riuniti in Asati, secondo cui vendere l’asset «non è opportuno». A complicare il consiglio di oggi sarà anche l’esame del piano industriale rivisto per il 2015. D nodo sarà il dividendo che – se non per il 2012 – nelle attese degli analisti potrebbe essere tagliato tra il 20 e il 30% per compensare, col taglio dei costi, le difficoltà del mercato. Nel frattempo ieri sono giunti i conti di Tim Brasil. L’utile è aumentato del 17,4%, i ricavi del 10%. L’ad di Tim Participacoes, Andrea Mangoni, si è dimesso dall’incarico, ritenendo concluso il suo compito in terra carioca.
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