Le dimissioni dell’amministratore delegato di TiMedia, Antonio Campo Dall’Orto, sono state ufficializzate lo scorso 18 aprile dopo l’annuncio del cambio dirigenziale ai vertici dell’azienda. Grande dispiacere è stato espresso da tutti gli artisti, i conduttori e i giornalisti di La7. Lo considerano colui che è riuscito a trasformare l’emittente di proprietà di Telecom Italia Media in una vera voce libera del panorama televisivo italiano.
“Ho grandissima stima per Antonio e mi dispiace che abbia lasciato la direzione operativa di La7”, sostiene Giuliano Ferrara, “ ma lui è come me, all’americana: l’editore decide”. E non è chiaro se la decisione in tal senso sia stata concordata o meno, ma tant’è: ogni qualvolta cambiano i vertici di un’azienda è piuttosto normale assistere a scelte di questo tipo.
Purtroppo, i conti di La7 parlano chiaro e sembrano quanto mai lontane le affermazioni di Silvio Berlusconi del 10 aprile scorso, in piena campagna elettorale, proprio dagli schermi di La7: “Telecom ha utili superiori sia a Rai che a Mediaset e se decidesse di investire nelle televisioni, sarebbe il terzo grande protagonista”.
E il gruppo Telecom, che ha indubbiamente risorse finanziarie superiori a Rai e Mediaset, ha investito una montagna di soldi nella televisione, ma pur con sforzi ingenti non è riuscito a creare qualcosa che assomigli lontanamente al terzo polo tv e a sacrificare quella torta pubblicitaria da 4,67 miliardi di euro che è ancora appannaggio di Sipra e Publitalia, le concessionarie di Rai e Mediaset. Dal 2001 al 2007 il gruppo editoriale che oggi è inquadrato sotto il cappello di Telecom Italia Media ha perso qualcosa come 770 milioni di euro. Il nuovo amministratore delegato del gruppo, Franco Bernabè, ha deciso che prima di scelte strategiche forti occorre far quadrare i conti e rimettere in moto la macchina. Nel caso di Media tutto ciò per il momento si è tradotto nella nomina di un uomo di numeri, Giovanni Stella, come vicepresidente esecutivo del gruppo e di Eugenio Palmieri, ex direttore dell’Agi ai tempi dell’Eni, a capo della struttura di ApCom (agenzia di stampa).
Le prime mosse di Stella saranno dirette proprio a ridimensionare la struttura di costi che gravita intorno a La7, ma che il compito non sia facile lo dimostra il contratto messo sul tavolo da Antonio Campo Dell’Orto: 5 milioni di euro di buonuscita per il “cambio del controllo”. Il rischio di un’operazione di disboscamento è che tagliando la le produzioni, i costi dei palinsesti e dei programmi, il 3% di share faticosamente raggiunto in questi anni può essere messo in discussione con immediati riflessi negativi sui ricavi pubblicitari.
Sembra proprio che il terzo polo lo stia creando, senza tanto rumore, Rubert Murdoch attraverso la pay tv di Sky. Grazie ad un’offerta di canali sempre più ampia e variegata Sky è riuscita a coprire un target di utenti molto appetito dagli inserzionisti pubblicitari e con circa 250 milioni di raccolta in proprio nel 2007 sta cercando non pochi grattacapi sia al duopolio televisivo sia alla carta stampata.
Fabiana Cammarano