Da Giugno 2011 a Gennaio 2012. Ecco quanto durò in edicola Sardegna 24 la cui vicenda dimostra una volta di più la spregiudicatezza e l’inaffidabilità di imprenditori improvvisatisi editori. Oggi, a distanza di due anni, la ferita ancora duole. Ma cerchiamo di capire cosa successe. Il quotidiano cessa le pubblicazioni il 29 gennaio 2012. In una nota Il Cda decise di chiudere le pubblicazioni di quella che il direttore Giovanni Maria Bellu definì “la prima serie” del giornale, lasciando così intendere l’intenzione di proseguire le pubblicazioni della testata. Ma così non fu. “È una decisione che ho condiviso –scrisse Bellu in una nota – dopo aver dichiarato la nullità dell’accordo che, lo scorso 16 novembre(2011), mi aveva fatto assumere il controllo della maggioranza della Srl. La dichiarazione di nullità dell’accordo è stata determinata dal fatto che si è scoperta una differenza considerevole tra le passività dichiarate all’atto della cessione delle quote e la situazione reale. Scoperta avvenuta dopo che avevo permesso, attraverso il versamento di mie risorse personali e familiari, il proseguo delle pubblicazioni per altri due mesi”. “In un editoriale – prosegue Bellu – spiegherò quanto è accaduto e ribadirò la volontà di proseguire l’attività di informazione e di denuncia realizzata in questi mesi. Ringrazio i colleghi che hanno lavorato con me condividendo il progetto professionale e ideale. Una squadra straordinaria che ha resistito a una situazione difficilissima. Utilizzerò le risorse che arriveranno per l’avvio di una nuova iniziativa editoriale o per il proseguo di questa. Nonostante le enormi difficoltà di questi mesi, determinate dal quasi immediato abbandono da parte dell’editore del progetto al quale avevo aderito. Credo che l’esperienza di Sardegna 24 – ha concluso Bellu – abbia confermato la necessità di una voce libera e autonoma nell’informazione sarda”.
In realtà Sardegna 24 non attirò mai le simpatie dei lettori, in quanto la testata fu da tutti associata a Renato Soru, e veniva vantata dai suoi sostenitori, in contrapposizione alle altre, come una vera iniziativa basata sul rischio d’impresa e finalizzata esclusivamente a creare una voce alternativa in un mercato dell’informazione dominato dall’Unione Sarda, quotidiano vicino alla destra berlusconiana. E inevitabilmente ci si interroga oggi sulle cause che hanno portato, appena sei mesi dopo, gli editori di Sardegna 24 ad abbandonare l’impresa: non avevano valutato bene le potenzialità del mercato? O sono sopraggiunti motivi extra imprenditoriali che hanno fatto venire meno le ragioni per tenere in piedi il giornale?
Insomma le vendite furono un vero e proprio Flop. Gli ultimi dati ufficiosi dicono che Sardegna24 sarebbe sceso sotto quota mille copie, lontanissimo dalla soglia delle 5400 che avrebbe rappresentato la linea di galleggiamento per pareggiare costi e ricavi. Un’ultima considerazione. Quanto la crisi del quotidiano fosse grave lo si era capito già dai primi mesi, tanto che già a novembre 2011 si era già arrivati ad un passo dalla chiusura. La nave stava affondando ma nessuno chiedeva soccorso. L’unico vero complotto della brevissima storia di Sardegna24 credo sia stato questo.
Pubblichiamo due articoli apparsi sul quotidiano Sardegna 24, uno a firma del direttore Giovanni Maria Bellu e l’altro del CDR nel suo ultimo giorno di pubblicazione:
TENETE IN FRIGO LO SPUMANTE
Siccome con la redazione abbiamo compiuto il miracolo di arrivare fino a oggi (e a domani), ritengo plausibile che riusciremo a compiere il miracolo di risorgere. Fatto sta che domani uscirà l’ultimo numero di Sardegna24. La prima serie. Perché l’esperienza di questa squadra straordinaria non finisce qui. A giugno sono tornato in Sardegna dopo ventidue anni. Non ho alcuna intenzione di andarmene dopo sette mesi. Tanto più che ho trasferito qua i miei affetti più cari. Quindi rimettete in frigo lo spumante voi che l’avete tirato fuori alla notizia. Nonsiete pochi enonsiete nemmeno poveri. Ho accettato la direzione di Sardegna24 a metà dello scorso maggio. Con entusiasmo. Aderendo a un progetto che prevedeva una “piattaforma multimediale” e cioè, oltre al giornale di carta, una radio, un forte sito internet e, in prospettiva, una tv. Un mese dopo l’uscita del primo numero, quando il giornale si era assestato su un livello di vendite vicino al punto di pareggio, il progetto è stato abbandonato. Proprio quando la concorrenza si faceva più agguerrita. In casi del genere un direttore può andarsene, anche con un po’ di soldi. Hodeciso di restare e di affrontare con la mia redazione il mare aperto. A novembre ho acquisito la maggioranza dell’azienda, sulla base di un accordo la cui validità era subordinata all’esattezza di un certo quadro debiti-crediti che, a dicembre, si è rivelato erroneo. Sottolineo “erroneo”. Non ho alcun dubbio sulla buona fede dei soci fondatori e sono stato testimone di uno start-up tanto caotico da spiegare inesattezze anche gravi.Fatto sta che le condizioni dell’accordo sono venute meno. Tutto qua. L’azienda, col mio pieno accordo, è stata messa in stato di liquidazione. Avremomododi parlarne ancora. C’è una storia da raccontare. Oggi voglio dire poche cose semplici. La prima è che mi dispiace. Ho già detto alla mia squadra che farò di tutto perché restiamo uniti. Faremo qualcosa. Se, come spero, arriveranno, investirò personalmentealtre risorse ancora. Credo che ci sia bisogno di noi, specie in un momento come questo. Forse mi farà bene, ci farà bene, condividere questa crisi drammatica con quelli che da mesi e da anni la patiscono in modo più severo del nostro nei laboratori artigiani, nelle piccole imprese commerciali, nelle grandi fabbriche, nelle campagne. Credo che ne usciremo più forti. Non facciamo drammi. E poi a parte il direttore, e il vicedirettore Giuseppe Porcu che non finirò mai di ringraziare perché senza di lui non ce l’avrei fatta adarrivare fino a oggi, il resto della squadra è giovane, anche molto giovane. Resisteranno. Resisteremo. Tenete chiuso lo spumante, vi andrebbe di traverso. Fortza paris.
Giovanni Maria Bellu
DIFFICILE, MA NECESSARIO
Nuovo terremoto al nord: possibili ulteriori scosse CAGLIARI. L’attaccante cileno: «Subito pronto: decide il mister». S. DEMURU a pag. 27 di GIOVANNI MARIA BELLU Difficile scrivere oggi su un giornale che da lunedì 30 gennaio non sarà più in edicola. È quasi come fare testamentosapendo esattamente la data della propria morte.Nonè piacevole.Maè necessario. Dall’1 luglio 2011 i giornalisti di Sardegna 24 insieme al direttore Giovanni Maria Bellu hanno provato a dare vita ad un progetto editoriale cui lavoreranno (il futuro è d’obbligo) sino alla fine: fissata per domani, giorno in cui uscirà l’ultimo numero del quotidiano. Ci abbiamo lavorato duramente, tutti insieme, così come è documentato dal video che da subito abbiamo postato sul nostro sito. Era giugno, la redazione era appena nata e lavorava mattina, pomeriggio, sera e sera inoltrata ad un giornale che doveva ancora prendere forma. E poi nascere, mostrare la propria identità e mantenerla. Restare in vita. Ci siamo riusciti per quasi sette mesi. Troppo poco per esultare, abbastanza per riconoscere che Sardegna 24 la propria identità l’ha mostrata, ogni giorno, ai suoi lettori. Un’identità che a molti non è piaciuta, ad altri invece sì e per questo hanno continuato a sceglierci e a preferirci, in un mercato editoriale difficile, impossibile, in cui l’uscita di un nuovo quotidiano poteva apparire, se non una follia, un azzardo. In questo azzardo ci siamo noi, giornalisti di Sardegna 24, i grafici, i fotografi, i tecnici, i collaboratori. Per far nascere questo giornaleabbiamo lavorato spesso in condizioni al limite della sopportabilità. Ieri in tarda mattinata il Comitato di redazione ha appreso dal direttore Bellu della messa in liquidazione della società, dopo il tentativo, purtroppo vano, dello stesso direttore di salvare il salvabile rilevando le quote dei soci fondatori che avevano, già da tempo (non ce ne voglia Schettino) “abbandonato la nave”. Ieri pomeriggio, all’interno delle mura della redazione che mentre scriviamo questo editoriale sono le uniche testimoni di una morte annunciata (e dall’esterno sovente invocata), si è tenuta un’assemblea di tutti i redattori con i rappresentanti dell’Associazione Stampa Sarda. Con loro abbiamo discusso di ciò che ci aspetta nel post mortem, abbiamo ascoltato pareri e delucidazioni sulle procedure da mettere in atto, come suggerito dal sindacato dei giornalisti. Poi, conclusa la riunione, abbiamo ricominciato a fare il giornale. Sapendoche è finita.Nonera facile. Ma era necessario. Per l’ultima volta anche oggi, come un nostro collega ama dire scherzando ma non troppo, “porteremo in cima al monte il masso che domani rotolerà di nuovo giù”. Questo è (era) il nostro lavoro: ogni giorno un nuovo numero. Per questo i redattori di Sardegna24 intendono portare a compimento il loro lavoro con la stessa dedizione e attaccamento con cui l’hanno cominciato quasi sette mesi fa, nonostante le condizioni difficili e l’instabilità degli assetti societari, manifestatasi, purtroppo, sin dall’inizio. Al direttore Bellu il Comitato di redazione esprime riconoscenza, consapevole dello sforzo da lui fatto, in prima persona, nel tentativo di salvare la testata e i posti di lavoro, cercando di allungare la vita di un quotidiano che senza il suo intervento sarebbe durato qualche mese di meno. Da lunedì i lettori, per pochi che fossero, nonci troveranno in edicola. Però domani ci saremo e ora dobbiamo fare il giornale. È difficile. Ma è necessario.
Il Cdr di Sardegna 24
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