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LA VICENDA DI RETECAPRI, ENNESIMA VITTIMA DEL DIGITALE TERRESTRE

Il 20 gennaio del 2012 è stato sospeso, per 90 giorni, il beauty contest. Le frequenze sono state dichiarate indisponibili, quindi non utilizzabili, in attesa di nuove soluzioni.
Retecapri vorrebbe approfittare della pausa per provare a chiudere un contenzioso aperto da anni e ottenere un secondo multiplex nazionale (attualmente ne ha uno solo). Anche altre emittenti stanno provando a aumentare il loro parco frequenze, ma secondo Federico Costantino, editore di Retecapri, «si tratta di soggetti che già godono di posizione predominante sul mercato e che non hanno alcun diritto di vantare ulteriori porzioni di etere distorcendo il mercato, non aprendolo al pluralismo, e favorendo la discriminazione e di conseguenza, la non equità».
Secondo Costantino Retecapri sarebbe già in credito di un secondo mux nazionale dal 2008, quando l’emittente campana procedette alla separazione tra operatore di rete e fornitore di contenuti. La divisione, obbligatoria per il passaggio al Digitale, fu anticipata per avere le frequenze Sfn nell’allora già digitalizzata Sardegna. Ma non avvenne proprio così. Retecapri contestò la mancata comunicazione per le assegnazioni temporanee dei diritti d’uso delle frequenze digitali in Sardegna e chiese di ricevere le frequenze per i due mux come per tutte le altre emittenti, ma non ottenne la licenza di operatore di rete.
Non finisce qui. Retecapri utilizzando i canali digitali superflui di cui disponeva nelle aree ad elevata densità di popolazione, creò, sempre nel 2008, un secondo mux. L’emittente campana iniziò a gestire due flussi trasmissivi in digitale con la possibilità di inserire, complessivamente, non meno di otto canali o programmi televisivi e due o tre programmi radiofonici, tra cui Radio Capri.
Retecapri imbastì una poderosa azione legale che coinvolse Agcom, il Ministero delle Comunicazioni, la Direzione generale del Ministero delle Comunicazioni Servizi di Radiodiffusione, l’Antitrust e la Corte di Giustizia europea denunciando un attentato al pluralismo e alla libera concorrenza.
Nel 2009 l’associazione sindacale Cnt-Terzo Polo Digitale, che ha Retecapri come associato di spicco, denunciò un tacito accordo di spartizione dei canali digitali solo tra i “big”. L’emittente caprese sottolineò che nel passaggio al digitale gli verrebbe assegnata una sola frequenza (o multiplex) mentre a Rai e Mediaset sei, a Telecom tre ed a ReteA due.
Dunque Retecapri opera con due mux dal 2008. Tuttavia l’emittente di Federico sarebbe stata discriminata ottenendo, nel passaggio al digitale, un solo multiplex nazionale. «Rete A, con pari requisiti, aveva ottenuto, invece, regolarmente due multiplex», ha dichiarato recentemente Federico secondo cui «l’assegnazione di un multiplex dei cinque disponibili a Retecapri significherebbe non solo riconoscere quanto legittimamente dovuto all’emittente ma anche riequilibrare un mercato che risulta fortemente compromesso».
Egidio Negri

editoriatv

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