Considerata da tutti l’ultima evoluzione degli standard dedicati alla rete di telefonia mobile, la LTE (Long Term Evolution) è destinata a definire in modo netto il cambiamento del modello di business che ha dato il là all’esplosione del traffico dati in mobilità. Il problema permane sempre lo stesso. La quantità di spettro è insufficiente e questa volta ad essere sul banco degli imputati finisce il Ministero della Difesa, che, nonostante la legge di stabilità, non ha ancora liberato le frequenze da 2,6 Ghz, senza le quali non sarebbe praticamente possibile attivare i servizi LTE nelle aree metropolitane.
Ma andiamo per ordine:
Le applicazioni mobili sono ormai un fenomeno consolidato: nel 2011 i download passeranno da 20 a oltre 25 miliardi. Un salto in avanti previsto e poderoso, che “obbligherà” i carrier mobili a rendere operative le nuove reti 4G Lte (Long Term Evolution) e a definire in modo netto il cambiamento del modello di business che ha dato il là all’esplosione del traffico dati in mobilità. Soprattutto se il lancio della nuova tecnologia sarà accompagnato da abbonamenti “flat” a costi accessibili.
Così detto sembra sia tramontata l’ipotesi di sfruttare la tecnologia WIMAX per la trasmissione mobile. Il WIMAX infatti, pur essendo in vantaggio di almeno due anni in termini di sviluppo, soffre il fatto di non essere compatibile con l’UMTS come lo è LTE.
Un operatore che intenda impiegare il WiMAX, infatti, ha bisogno di realizzare una rete ex-novo
indipendente, ed anche in caso di impiego di apparati dual-mode, capaci cioè di operare con due
diverse tecnologie, il passaggio dalla zona di copertura dell’una verso l’altra, provocherebbe una
interruzione della connessione, inaccettabile soprattutto per i servizi vocali. E qui entrano in gioco le frequenze da 2,6 Ghz possedute (e scarsamente utilizzate) dal Ministero della Difesa. Sembrerebbe che sia tutta una questione economica e che il Ministero, approfittando della prossima asta delle frequenze, voglia monetizzare come accadde tempo fa per l’UMTS ed il WIMAX. Staremo a vedere. Intanto il carrozzone tecnologico è partito. Sarà solo una questione di prezzo. (Ivan Zambardino)
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