Editoria

La santa alleanza dei giornali va alla guerra con Facebook e Google

L’unione fa la forza e duecento giornali americani hanno scelto di unirsi e citare Facebook e Google. Senza clamore, con una strategia che si propone, al contempo, silenziosa ed efficace. Testate di ogni colore, dimensione e tiratura hanno scelto di dichiarare guerra agli Over the Top. Sul banco, la “solita” accusa. Quella di aver letteralmente monopolizzato il mercato pubblicitario. Di cui, come fin troppo noto, le major digitali detengono e continuano a detenere le maggiori quote, lasciando gli spiccioli agli operatori. In questo caso, quelli dell’editoria.

La notizia è stata diffusa da Axios. Che l’ha ritenuta, a ragione, uno “scoop”. I ricorsi sono stati presentati a ogni corte degli Stati Uniti. Ci sarà, prima o poi, un giudice. E non sarà necessario cercarlo fino a Berlino. La strategia legale, a quanto pare, è stata puntualmente e precisamente messa a punto. Con un lavoro certosino, durato per un intero triennio. Il primo gruppo editoriale a presentare il ricorso è stato Hd Media. Che ha interessato del problema l’antitrust della West Virginia. Si tratta di una holding che possiede alcuni tra i giornali locali più letti e apprezzati. Tra cui il Charleston Gazzette Mail.

All’iniziativa in West Virginia, sono seguiti i ricorsi di altri imprenditori ed editori. Un’autentica pioggia di carte bollate. I numeri sono impressionanti. Hanno partecipato all’azione legale, finora, circa 30 gruppi editoriali. Diciassette di questi, da soli, rappresentano ben 150 testate. In tutto, i giornali “coinvolti” nell’assalto legale a Facebook e Google sarebbero quasi duecento. Un numero enorme. Che restituisce il senso di una mobilitazione massiccia ma, allo stesso tempo, silenziosa. Quasi in sordina, eppure con propositi che – al tempo attuale – appaiono addirittura “rivoluzionari”.

Per i legali coinvolti nei ricorsi, infatti, l’obiettivo primario non sarà (solo) quello di raddrizzare il mercato. Non sarà soltanto quello di far restituire a Google e Facebook quanto lamentano i giornali. Ma di fare in modo che il business dell’informazione, a ogni dimensione, torni addirittura a fiorire. Non più una sopravvivenza, che mortifica gli operatori e tarpa le ali a un settore che è di rilevanza addirittura più costituzionale che economica. La lista completa dei ricorrenti restituisce l’immagine di una “santa alleanza” che sembra andare oltre i colori politici e le distanze geografiche, dalla California al Texas, superando anche la distinzione “dimensionale” di giornali e imprese.

Luca Esposito

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