«Non si può difendere il passato né conservare il presente: occorre una nuova riforma», queste le parole di Luigi Berlinguer su «La Repubblica» in merito alla riforma sul Diritto d’autore.
Materia scottante, attorno cui si avvicendano discussioni, dibattiti , proteste e posizioni più o meno estreme, tra cui si annovera l’Acta, Anti-Counterfeiting Trade Agreement.
Si tratta di un accordo plurilaterale già firmato da otto diversi paesi dell’Ue, tra cui anche l’Italia che se ratificato da tutti gli Stati membri, introdurrà una normativa anti pirateria all’interno del sistema giuridico comunitario.
Ma Berlinguer invita a fare attenzione sul provvedimento che formulato secondo criteri antiquati e pleonastici appare anacronistico e per di più mortificante nei confronti della creatività della rete.
Riconoscere e dare spazio alle potenzialità del web, senza per questo calpestare il diritto d’autore, è oggi possibile?
Secondo la lungimiranza di Berlinguer è possibile, se solo partiamo da un semplice assioma: «La riforma del diritto d’autore è un fattore di crescita economica e culturale, prodotti e servizi tutelati dal diritto d’autore contribuiscono per circa il 5-7% al Pil del Ue».
Questi dati sono esplicativi dell’importanza della salvaguardia del diritto d’autore, che va difeso non necessariamente con provvedimenti restrittivi ma anche e soprattutto applicando delle agevolazioni per l’accesso delle opere in rete.
È necessario un adeguamento a quella che è l’offerta concorrenziale del web 2.0, non censurandola ma adattando il diritto d’autore alle nuove tecnologie.
Ciò può avvenire solo grazie ad una governance trasparente e democratica in grado di assicurare un equilibrio tra artisti e società di gestione, questo era negli intenti della Commissione Europea prima di essere condizionata dagli interessi delle grandi lobbies di potere.
Una nuova riforma del diritto d’autore per lo statista sardo è possibile, se si pensa unicamente al bene culturale ed economico del paese.
Arianna Esposito
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