Lo spread, il pareggio di bilancio, l’endemica crisi economica e sociale, tutti temi “cotti e mangiati” senza alcun approfondimento o analisi. Magari qualcuno potrebbe dire che ne hanno parlato, ma in che modo? Buttare giù dei termini tecnici senza dare la possibilità al popolo di capire, di farsi un opinione critica, è questa l’informazione della Rai?
Non basta qualche approfondimento su Tg3 Linea notte; la stessa Rai News è un grosso aggregatore di lanci di agenzie, sono pochi gli approfondimenti e quasi sempre non direttamente collegati all’attualità. Si salva la riserva di Raistoria, che attinge all’immenso archivio di Teche, magari rispolverando qualche inchiesta di Mixer, ma non basta.
Poi ci sono le tradizionali trasmissioni del mattino, apprezzabili per buona volontà, ma le poche domande dei conduttori e la scarsa chiarezza di molti ospiti le rendono insufficienti, grattando appena la superficie delle cose. Dunque via libera a repliche e a vecchie pellicole.
Fioccano le e-mail di protesta dei cittadini che, a differenza dei vertici di Viale Mazzini, non vanno in vacanza, devono accontentarsi di poco, magari qualche trasmissione decente, invece no, pur pagando il canone non possono contare né su una buona informazione né su un intrattenimento di qualità.
“Abbiamo quel che ci siamo meritati”, afferma Ernesto Galli della Loggia sul Corriere. Avere l’Auditel come diktat imprescindibile ha logorato la qualità del servizio ma non ha regalato guadagni in termini di pubblicità e tanto meno di share. Infatti, la Rai, nonostante il canone e il “riciclo” dei contenuti è in difficoltà economiche. L’Unità ha sottolineato che ci saranno pre-pensionamenti e un blocco delle assunzioni, pareggiato da un uso-abuso di precari, aggravando una delle piaghe del nostro tempo.
Dopo le tristi vicende di Santoro, della Gabanelli, di Fazio e Saviano doveva esserci una reazione, un atto di forza, uno scatto d’orgoglio, ma sono rimaste solo parole, di fatto finito il periodo di garanzia, che serve per i contratti pubblicitari, si è abbassata la serranda.
Intanto, mentre la Rai spreca il suo patrimonio di frequenze, volenterose tv locali si sbranano per un posto al sole nel panorama televisivo italiano, raccogliendo briciole, se va bene.
Egidio Negri