La Rai ha deciso di ripristinare le corrispondenze da Mosca e dalla Russia. Dopo le chiusure imposte dal governo russo e i provvedimenti che l’esecutivo moscovita aveva varato operando un netto giro di vite sull’informazione, la Rai ha deciso di riprendere il lavoro dei suoi inviati. Aveva seguito il disimpegno delle grandi testate internazionali all’indomani delle scelte di Mosca, oggi segue il graduale ritorno che i maggiori attori della stampa stanno mettendo in campo sullo scenario russo.
L’annuncio sul ripristino delle corrispondenze Rai in una nota diffusa nel fine settimana. Il 30 marzo, dunque mercoledì prossimo, gli inviati torneranno regolarmente al loro posto e, quindi, al lavoro. La legge varata dal governo russo non è più un ostacolo insormontabile o, quantomeno, rinunciare a “coprire” quanto accade in Russia non vale più il “gioco”. Inoltre le decisioni degli altri player internazionali pesano moltissimo. E riaprono al racconto sul campo delle vicende russe. Senza rinunciare, però, all’impegno sul fronte della guerra con l’Ucraina. Chiaramente, la Rai ha ribadito che i suoi inviati lavoreranno nella piena libertà professionale e senza patire alcun condizionamento da parte di nessuno.
La notizia è stata accolta con soddisfazione dal segretario dell’Usigrai Daniele Macheda. Che in una nota ha spiegato. “Il ripristino dell’attività giornalistica della Rai dalla Russia è una buona notizia: si torna a raccontare quanto accade dall’altra parte del conflitto in Ucraina, mantenendo la libertà e l’indipendenza dell’informazione. Ed è un bene che ci sia la voce del servizio pubblico, la cui assenza era troppo assordante”. Macheda ha confermato i dubbi sulla scelta di sospendere le corrispondenze Rai dalla Russia. “All’inizio abbiamo capito le perplessità, ma la posizione diventava giorno per giorno sempre meno sostenibile dopo che i grandi media internazionali e anche quotidiani nazionali erano presenti con i loro inviati in Russia”.
Il segretario Usigrai ha proseguito: “Essere lì, raccontare da Mosca, credo che sia indispensabile per l’informazione, altrimenti monca. È una garanzia per tutti di un’informazione che parta dalla verifica diretta dei fatti, prima di analizzare e commentare”. Dunque ha concluso. “Ovviamente bisogna muoversi con attenzione, conoscendo le situazioni sul terreno, ma sono convinto che i colleghi siano in grado di trovare il modo per continuare a dire quello che sta accadendo. Sono convinto che sia necessario trovare tutti gli strumenti per continuare a fare il nostro mestiere”.
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