È di qualche giorno fa la lettera di Fabiano Fabiani, presidente dell’Associazione Produttori Tv, al dg della Rai, Lorenza Lei, in cui esordisce: la Rai deve pagare i debiti relativi alle fiction e i documentari trasmessi, e deve farlo subito. Fabiani è un ex, è stato per 23 anni accolto da “mamma-Rai”, entrato come giornalista nel 1955, ricoprendo, in periodi diversi, vari ruoli chiave. Ma ora in quanto presidente dell’Apt non fa sconti.
La mancanza di liquidità avrebbe una causa: il mancato saldo delle quote del canone Rai da parte del Ministero del Tesoro. Sergio Rizzo, sul Corriere della sera del 9 ottobre, afferma che la rata autunnale di 450 milioni di euro è in ritardo (e non sarebbe la prima volta), a causa della mancanza di liquidità del Ministero. I soldi saranno dunque ripartiti in tre “comode” rate da 150 milioni. Di conseguenza rimangono a bocca asciutta i produttori, ma in forse rimangono anche gli stipendi degli impiegati. La situazione è grave, in quanto anche gli ascolti calano e le rendite pubblicitarie diminuiscono. Lo show in prima serata, “Me lo dicono tutti”, altro format adattato, si è già arreso allo share. Altro flop è il costoso Star Academy che rischia anch’esso di chiudere.
Le evidenti ristrettezze economiche dell’azienda dovrebbero indurre ad una gestione austera e parsimoniosa del denaro, eppure in Rai fioccano le eccezioni. Viale Mazzini ha aumentato lo stipendio del dg Lei, da 420 a 650 mila euro. Un aumento di 130 mila euro che, di questi tempi, non può restare indifferente.
Altro “schiaffo alla miseria” è il prossimo programma di Fiorello, Il più grande spettacolo dopo il week-end, che parte il 14 novembre. Si tratta di 4 serate che costeranno quasi 12 milioni di euro dove 5 milioni sono già entrati dagli sponsor, ma gli altri 7 e l’eventuale guadagno rimangono un’incognita. L’unica entrata sicura sarebbe proprio la fiction che la Rai non paga.
Come uscirne? Magari la Rai potrebbe a sua volta protestare col Ministero per il ritardo delle quote canone? Al di là delle provocazioni la crisi di Viale Mazzini è endemica da qualche anno. Impietosa l’analisi di Sergio Rizzo (sul Corriere della sera del 9 ottobre) che sottolinea gli 805 milioni di euro di debiti dell’ultimo bilancio di giugno, e scrive: «nel 2005 la Rai non aveva debiti, anzi vantava una liquidità di 102 milioni di euro, oggi gli affidamenti bancari sono a 695 milioni, negli ultimi tre anni la Rai ha accumulato perdite per 167,1 milioni: 7,1 milioni nel 2008, 61,8 nel 2009, 98,2 nel 2010. Lorenza Lei, ha promesso per quest’anno il pareggio di bilancio. Auguri».
Egidio Negri