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LA RAI COMMISSARIA IL FESTIVAL. CON CELENTANO SALTANO 500 MILA EURO DI SPOT

Il Festival è incagliato sullo scoglio Celentano. Ci sarà un bis o il Molleggiato resterà rintanato nella sua cabina dell’Hotel Globo? Sabato si presenterà, come sembra, perla sua seconda performance o la Rai spingerà perchè torni anzitempo a casa? Dopo il bombardamento dell’altra sera la contraerea è partita all’attacco. E da viale Mazzini ha spiccato il volo il fantasma del commissario, ovvero del vicedirettore generale Antonio Marano, spedito sul luogo del delitto dal dg Lorenza Lei con potere di intervento (così specifica l’investitura).
«Sono meravigliato da tanta meraviglia, evidentemente la memoria difettava a qualcuno che pensava che Adriano venisse qui a cantare qualche canzone e basta» fa allusivamente il direttore di Raiuno, Mauro Mazza, riferendosi al contratto firmato che ha concesso al Molleggiato il libero arbitrio. E Mazzi, nel suo ruolo di direttore artistico, assieme a Morandi aggiunge altri sacchi alla trincea: «Marano è un amico, ma il solco è tracciato. Sì, leggo che ha potere di intervento, ma noi andremo avanti sulla nostra strada. Non credo che Marano possa cambiare il Festival, magari ci darà una mano a risolvere i problemi che ci sono stati come il black out delle votazioni».
Su Celentano è pronto a giurare: «Tornerà di sicuro, magari già da stasera». Ma siamo nel campo delle pretattiche. E, infatti, ieri Adriano non si è fatto vedere: a questo punto sventolare il nome dell’apocalittico signore di Galbiate è garanzia di attenzione ulteriore sul Festival. Giammarco Mazzi, però, è pronto anche a ventilare scenari di scontri frontali: «Anch’io posso dire la mia su ciò che si fa. Certo, possiamo discutere. Ho già parlato con il direttore generale e con lo stesso Marano. Però è inverosimile che venga qui per dire no a Celentano. Se così fosse potrebbe succedere qualcosa di più» e il direttore artistico si ferma là. Chissà, forse voleva dire che si potrebbe bloccare l’intera macchina, insomma che la patata bollente potrebbe trasformarsi in una sciara di fuoco. «L’ipotesi è irreale» ribadisce il direttore di rete, Mazza, ben sapendo che il contratto di Celentano è blindato.
Però poi spiega che, semmai l’intervento di martedì, potrebbe avere infranto il codice etico e, dunque, incappare in sanzioni su quel versante: «Siamo di fronte a un cantante e non a un filosofo, però quando si auspica la chiusura di qualunque giornale a me viene un brivido e dare del deficiente a un giornalista lo trovo di cattivo gusto. Ma a Roma potrebbero fare anche altro. Per esempio investire il comitato che vigila sul codice etico, di cui fa parte anche Marano: aspettiamo che prendano queste decisioni, io sono qua e mi prendo le mie responsabilità. Non mi autosospendo come fece un mio predecessore».
In attesa del codice etico, però, da viale Mazzini fanno sapere che c’è anche un altro problema, il lungo sermone celentanesco avrebbe fatto saltare la catena degli spot con la perdita di alcune centinaia di migliaia di euro (500 mila). Morandi, nella conferenza stampa mattutina all’Ariston, che per le tensioni comincia con un’ora di ritardo, prova a giustificare il collega cantante: «Lui è così. Ha fatto un discorso sul mondo cattolico e i preti da osservante convinto. Poi ha buttato giù la provocazione».
Nel fare giustificativo non manca una sorta di consapevolezza di quanto la presenza del Molleggiato abbia significato in termini d’ascolto per il secondo Sanremo di Gianni:con uno share che, durante l’intervento, è passato dal 47,16 al 55,36 per cento. Così anche Mazzi prova ad attaccarsi sul salvagente di un’esegesi difensiva: «L’usata sulla chiusura dei giomali era un’iperbole provocatoria. Deficiente non è un insulto, vuoi dire essere carente di qualcosa».

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