La Rai apre un’indagine interna sulla mail sui profilattici. Ufficialmente nessuno si prende la colpa, eppure l’indicazione ai responsabili delle trasmissioni di Radio1 E’ arrivata: non usare la parola profilattico o preservativo nelle trasmissioni dedicate alla Giornata Mondiale contro l’Aids, che si è svolta giovedì. Il ministro della Salute Renato Balduzzi assicura che la prevenzione «passa anche attraverso il preservativo o il profilattico» e il suo dicastero «non si permetterebbe mai» di vietare il vocabolo. Anche l’azienda garantisce che non sono «mai state date indicazioni in tal senso», ricordando «la piena autonomia editoriale di reti e testate». E in serata la direzione generale avvia un’indagine interna per «accertare fatti e procedure».
Fatto sta che la polemica è scoppiata, con interrogazioni al ministro e richieste di chiarimenti ai responsabili della tv pubblica.
L’indicazione è arrivata da un’assistente della direzione di Radio 1, Laura De Pasquale, con una mail con priorità alta inviata ai responsabili dei programmi dedicati alla Giornata Mondiale, frutto di una convenzione con il dicastero. «Nelle ultime ore – si legge nella mail – il ministero ha ribadito che in nessun intervento deve essere nominata esplicitamente la parola profilattico; bisogna limitarsi al concetto generico di prevenzione nei comportamenti sessuali e alla necessità di sottoporsi al test HIV in caso di potenziale rischio». Il direttore di Radio 1 Antonio Preziosi ha precisato che, nei fatti, «non c’è stata alcuna limitazione all’uso della parola profilattico nelle trasmissioni».La direttiva comunque è arrivata e – secondo quanto si apprende da ambienti di Viale Mazzini – sarebbe frutto di un «errore di comunicazione»: un’indicazione giunta dal ministero in azienda, girata alla De Pasquale e da quest’ultima inoltrata senza avvisare i responsabili.
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