Ad ogni modo il fatto che una grande azienda come la Rai abbia avuto bisogno di un “aiuto” esterno lascia perplessi. Esiste, infatti, all’interno della Holding Rai Spa, una società, la RaiNet (fondata nel 1999), controllata dal servizio pubblico. E dal 2010 interamente internalizzata. RaiNet si occupa della gestione della parte informatica della tv di Stato: sviluppa i siti web del gruppo per renderli accessibili su più piattaforme; inoltre cura il portale Rai.it e oltre 400 siti per le reti tv. A questo punto viene spontanea una domanda: è possibile che una struttura del genere non avesse le possibilità e il knowhow adatto per espletare le funzioni di contant center affidate alla British?
E poi non si può ignorare che la Rai conta circa 13 mila dipendenti. Le risorse umane per la gestione dei call center e dei contatti via web non potevano trovarsi all’interno del personale in dotazione all’azienda di viale Mazzini?
Inoltre c’è una curiosa coincidenza che vale la pena sottolineare. Soprattutto in questa fase. Recentemente, infatti, Lord Chris Patten, presidente del trust della Bbc, la maggiore emittente pubblica inglese, ha sparato a zero sulla tv italiana.
Ecco, in breve, come si è sviluppata la vicenda. La Bbc sta affrontando un periodo difficile. L’emittente britannica è stata fortemente criticata per aver dato voce a delle ingiuste accuse nei confronti di un ex ministro conservatore ai tempi della Tatcher. E Patten, in qualità di estremo responsabile dell’emittente, è stato richiamato dal Parlamento inglese. Il presidente ha recitato il mea culpa. Tuttavia ha rispedito al mittente le accuse sulla qualità della sua televisione. La sua è stata una vera e propria sfuriata: «Chiunque ci tratti come spazzatura [riferendosi alle critiche ricevuta per la sua emittente, ndr] dovrebbe essere obbligato a guardare la televisione italiana. Se volete la tv con il bungabunga e con il primo ministro che decide i vertici, allora accomodatevi».
Per il momento è stata la Rai ad “accomodarsi” sugli inglesi, magari facendo lievitare ancora di più il loro orgoglio nazionalistico.
Luana Lo Masto
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