“La pirateria non danneggia l’industria della musica”. Una laconica affermazione che riassume i risultati degli studi effettuati dalla Commissione Europea. La tesi degli autori, Luis Aguiar e Bertin Martens, si basa su un ipotetico rapporto di coesione tra siti di scaricamento legale e le piattaforme non consentite. Anzi, secondo questo report, la presenza di download non autorizzati stimolerebbe il mercato legale producendo un aumento delle vendite del 2%. L’indagine, condotta su 16.290 utenti dei più importanti mercati europei, ha stabilito che il 57% degli interpellati ha usufruito di servizi legali nel 2011, mentre la percentuale degli intervistati che hanno utilizzato siti illegali si attesta al 73%. Dati che non sembrano convincere più di tanto gli esperti dell’International Federation of the Phonographic Industry (IFPI), la federazione che tutela gli interessi dell’industria discografica. Per loro, infatti, la ricerca è troppo limitata per essere credibile. L’IFPI spiega che i ricavi delle majors non derivano solo dai download, ma anche dalle pubblicità nei video-streaming e dagli abbonamenti online.
Due posizioni inconciliabili, dunque. Frutto anche della contraddittorietà tra le analisi della problematica. Un dato oggettivo e incontestabile è però il parallelismo tra la crescita del mercato musicale e l’espansione di servizi come Itunes o Spotify. Da ciò si evince che il digitale è tutt’altro che un ostacolo per le grandi industrie discografiche. Non convincono perciò i riferimenti dell’IFPI ad un mercato entrato in crisi a causa della pirateria. La tesi opposta, quella della Commissione Europea, non è a sua volta certificabile, ma trova il supporto di altri importanti istituti di ricerca. E’ il caso della Columbia University, per la quale gli utenti dediti al download acquisterebbero molto di più dei neofiti in materia (+37%). Va detto che le conclusioni della Commissione cozzano con la posizione adottata dalle istituzioni comunitarie in relazione al diritto d’autore. Dopo la definitiva bocciatura del trattato ACTA, il Commissario per il Digitale Neelie Kroes ha più volte ribadito l’esigenza di un nuovo provvedimento sulla tutela del copyright.