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LA PAR CONDICIO VA RISPETTATA SEMPRE. LO DICE LA LEGGE. E A CHE SERVONO I REGOLAMENTI DELLA VIGILANZA E DELL’AGCOM?

Il pluralismo politico e l’equità vanno rispettate sempre. Non solo nei periodi pre-elettorali, ovvero 30 giorni prima della convocazione dei comizi. Lo dice la legge la legge n.28 del 22 febbraio del 2000. Lo confermano il Testo unico sulla radiotelevisione e la delibera n.22 del 1 febbraio del 2006. La legge è chiara. Ma in Italia ci sia affanna sui regolamenti e si litiga su chi è stato più tempo in tv. Pd: «Berlusconi ha invaso Mediaset». Pdl: «Con le primarie i democratici hanno avuto più spazio».
Mancano circa due mesi alle elezioni politiche che si terranno il 24 febbraio. Ma è già montata una polemica sulla par condicio.
L’Agcom ha già dettato le regole per le tv private. E sono state approvate all’unanimità. Per la Rai ci pensa l’apposita commissione di Vigilanza. La quale dovrà varare un regolamento coerente ed in linea con quello dell’Autorità.
Le disposizioni dell’Agcom sono chiare: «Il pluralismo va rispettato già da ora. Anche nel periodo pre-elettorale». Ovvero fin da subito vanno rispettati i criteri di «imparzialità, equità, correttezza, pluralismo, equilibrio per la presenza dei politici. E in caso di violazione delle norme ci saranno multe».
Qualche giorno fa il Pd aveva protestato per la presenza di Silvio Berlusconi, leader del Pdl, nelle trasmissioni di Mediaset. Ma, in ogni caso, il comportamento dell’ex premier non sarà sanzionabile. Il Cavaliere ha “soggiornato” negli studi del Biscione prima del regolamento dell’Agcom che è stato varato pochi giorni dopo la presunta violazione.
Ma anche il Pdl ha da ridire. Secondo i sostenitori del partito di Via dell’Umiltà il Pd, causa elezioni primarie, ha goduto di una visibilità mediatica superiore ad ogni altra forza politica. «Il Pd vuole sanzionare Berlusconi. Noi, invece, siamo stati troppo signori nel non protestare contro la “invasione” dei democratici durante la campagna per le primarie», ha sbottato Giorgio Lainati, vicepresidente del Pdl in Vigilanza.
Sul fronte Rai, invece, un regolamento definitivo non c’è ancora. Anche se il presidente della commissione Vigilanza pare abbia già una bozza in mente. Con la nuova dirigenza non sono ammessi sbarri. Il dg Rai, Luigi Gubitosi e il presidente Anna Maria Tarantola hanno più volte raccomandato ai responsabili dell’informazione di fare molta attenzione all’equilibrio tra le parti politiche. Per quanto riguarda le festività, per andare sul sicuro, il cda Rai, svoltosi la settimana scorsa, ha raccomandato al dg di escludere i politici dalla trasmissioni durante i seguenti giorni; 24,15,16 e 31 dicembre e 1 e 6 gennaio.
Ma già da ora, Viale Mazzini non è esente da polemiche. Qualcuno sta storcendo il naso per la presunta “invasione del centro” nel servizio pubblico: sarebbero troppi i direttori e vicedirettori di testate in quota Udc. «L’unico direzione di centrodestra è quella del Tgr, di Alessandro Casarin», hanno affermato i criticanti. E la nomina di Mario Orfeo, che sarebbe “vicino” all’Udc e a Monti, alla direzione del Tg1, ha dato adito a velenose osservazioni. Come dire: la paura della lottizzazione partitica nel servizio pubblico è dura a morire.
E in vista della campagna elettorale nessuna parte politica vuole rischiare di essere messa da parte. E comunque la Rai, in quanto tv di Stato, non può permettersi errori. Dunque delle norme vanno fatte. E subito. «La campagna elettorale è già iniziata. E ci si sta approfittando di regole assenti», ha accusato Marco Beltrandi, esponente del partito Radicale in Vigilanza. Dello stesso parere sono i commissari dell’Udc: «Chiediamo a Zavoli di riunire al più presto la commissione. C’è bisogno di varare immediatamente un regolamento. Farlo a gennaio sarebbe tardi».
Un simile ragionamento potrebbe sottintendere che quando non vige la legge sulla par condicio, in tv non c’è la minima equità. E, inoltre, c’è anche chi sottoscriverebbe tale affermazione. Tuttavia le regole ci sono. E sempre. Anche quando non c’è il tumulto della propaganda. Infatti lo precisa proprio la legge sulla par condicio, la n.28 del 22 febbraio del 2000. Tale norma, a differenza delle precedenti sullo stesso tema, contiene una novità: contempla i principi di pluralismo ed equità per tutto l’anno.
E anche l’Agcom si è adeguata a tale principio. In effetti la par condicio è c’è sempre, o per forza di cose, “ontologicamente”, non c’è mai. L’Autorità, nel 2006, con la delibera n.22 del 1 febbraio, dispone che le emittenti radiotelevisione (in conformità agli articoli 3 e 7 del d. lgs. N.177 del 2005) devono attenersi anche nel periodo non elettorale ai principi di pluralismo, obiettività, completezza, lealtà e imparzialità dell’informazione previsti dalla legge.
E anche se con le elezioni lontane è “ammesso” qualche sbarro, nel periodo pre-elettorale bisogna stare molto attenti. «Deve essere osservato con particolare cura in modo da assicurare, con imparzialità ed equità, l’accesso a tutti i soggetti politici, nonché la parità di trattamento nell’esposizione delle proprie opinioni e posizioni», raccomanda l’Agcom. E in caso di qualche “sbilanciamento”, «il riequilibrio deve avvenire in una trasmissione omogenea, ove possibile della stessa serie e nella stessa fascia oraria, immediatamente successiva e, comunque, prima della convocazione dei comizi elettorali». Anche i tempi sono stabiliti con precisione: «Il periodo pre-elettorale va dal trentesimo giorno precedente la data prevista per la convocazione dei comizi elettorali fino a quest’ultima» .
Grande responsabilità va ai conduttori che sono «tenuti ad un comportamento corretto ed imparziale nella gestione del programma, anche in rapporto alle modalità di partecipazione e selezione del pubblico, così da non influire sulla libera formazione delle opinioni da parte degli ascoltatori. E nel periodo pre-elettorale non sono consentiti interventi video o audio in diretta, non preannunciati all’inizio della trasmissione». In ogni caso la libertà di critica, in quanto principio costituzionale, viene protetta, a patto che ci sia una chiara distinzione «tra informazione e opinione» e che non si scada nella diffamazione.
Dunque ci sono regole chiare e precise che valgono sempre. I vari regolamenti, di Agcom e Rai, potrebbero anche essere superflui.

editoriatv

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