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La mannaia di Crimi: “Informazione italiana intreccio perverso. Risparmi per 100 milioni”

Vito Crimi crede che, tagliando i fondi all’editoria, lo Stato potrà risparmiare fino a cento milioni di euro. Lo ha detto dal palco della manifestazione Cinque Stelle di Roma, ieri. E inoltre ha aggiunto che non è vero che l’iniziativa è figlia di una “vendetta” nei confronti della stampa che dissente non prima, però, di aver detto – e riportato a chiare lettere anche in un post che ha lasciato sulle sue piattaforme social – che i giornali sono “malati” e “ci imbottiscono di fake news”.

L’intervento è lungo ma val la pena di leggerlo. Crimi dice (e scrive): “Da oltre dieci anni sosteniamo che il sistema dell’informazione in Italia è malato. Un perverso intreccio tra politica, editoria e comitati d’affari che ha reso l’informazione sempre meno autorevole e sempre più autoreferenziale. Dieci anni in cui gran parte della stampa non ha fatto altro che deriderci, insultarci, offenderci, mentirci. E ha mentito non soltanto a noi, ma anche ai milioni di italiani che ci hanno votato”.

Data la premessa, la conseguenza vien da sé: “Ora che siamo al governo del Paese e possiamo realizzare le proposte che portiamo avanti da dieci anni, continuano a riempirci di fake news. Dicono che agiamo per vendetta contro i giornali, ma è falso; dicono che attacchiamo la libertà di stampa, ma è falso; dicono che auguriamo ai lavoratori di perdere il lavoro, ma è falso”.

L’attacco al fondo per l’editoria e i giornali: “Questo sistema – tuona Vito Crimi – ha visto la politica regalare soldi a tutti i giornali, non solo a quelli di partito ma anche agli altri. Soldi che sono serviti a finanziare editori, a sanare bilanci, a collezionare utili, a tenere in piedi giornali che altrimenti nessuno avrebbe comprato. E malgrado tutte queste elargizioni, l’emorragia di lettori non si è fermata. Un sistema malato che ha premiato i prenditori e non i lettori, non l’informazione, non la libertà di stampa”.

Le cifre snocciolate da Crimi sono apocalittiche: “Stiamo parlando di oltre 4 miliardi di euro elargiti in 15 anni. Ma nonostante l’enorme quantità di soldi pubblici ricevuti, il settore è ancora in crisi. Forse perché i soldi sono andati ai soli editori, e non all’intero comparto dell’editoria. Oggi i giornalisti si ritrovano precari e sottopagati, sfruttati e senza tutele. Zero tutele anche per altri soggetti della filiera come le edicole (ne chiudono tre al giorno)”.

Quindi il sottosegretario dà pure lezioni di giornalismo alla stampa italiana. Citando, guarda caso, la massima di uno dei più grandi giornalisti italiani Indro Montanelli. “E che dire del lettore, che dovrebbe essere il vero padrone? Il suo diritto ad essere informato è stato azzerato, spento. Anzi, spesso viene considerato come uno scolaro, da indottrinare con il Sacro Verbo dell’editorialista di turno che piega i fatti a sostegno delle proprie opinioni. Denunciavamo queste cose dieci anni fa da un palco come questo, al secondo V-Day di Torino. E siamo ancora qui a denunciarle. Ma oggi qualcosa è finalmente cambiato. Siamo al governo”.

Ecco che si giunge al cuore dell’intervento: “Quindi è con grande orgoglio che vi comunico questa notizia: con la prossima legge di bilancio partirà la progressiva abolizione del finanziamento pubblico ai giornali. E ora ve la spiegheremo con un po’ di numeri”.

Ecco l’aritmetica a Cinque Stelle: “I contributi ricevuti da alcuni giornali nel 2017 ammontano a circa 60 milioni di euro. Nel 2019 li dimezzeremo e nel 2020 spariranno del tutto. Poi ci sono i rimborsi per le spese telefoniche: 32 milioni di euro. Rimborsi che vanno a tutti, e ripeto tutti, i giornali. Nel 2019 li taglieremo e risparmieremo altri 32 milioni. Radio Radicale da sola prende un contributo fisso di 4 milioni di euro (oltre alla convenzione col Ministero dello Sviluppo Economico). Anche qui, dimezzamento nel 2019 e taglio totale nel 2020. I giornali diffusi all’estero prendevano ogni anno 2 milioni di euro. Stranamente, nel dicembre 2017 e a pochi mesi dalle elezioni, il governo Gentiloni ha tirato fuori dal cilindro 1 milione di euro in più per finanziarli. È facile immaginare come abbiano evitato di criticare chi gli ha dato ancor più da mangiare. Ancora, dimezzamento nel 2019 e dal 2020 via del tutto. Stesso discorso per i giornali in lingua slovena: un solo giornale ha ricevuto un contributo fisso di 1 milione di euro, oltre al contributo che già prendeva insieme agli altri. Via”.

Qualcuno si salverà, però. Potenza dei luoghi comuni: “Contributi pubblici sono previsti anche per la stampa speciale per gli ipovedenti e non vedenti. Per questo tipo di editoria non taglieremo un centesimo. Anzi, speriamo di riuscire ad aumentare i fondi”.

La sforbiciata apocalittica sarà preludio di gioia e non meglio specificata fonte di salvezza per l’esponente grillino che tuona: “Riassumiamo: in due anni risparmieremo fino a cento milioni di euro Soldi, questi, con i quali potremo finanziare diverse attività: progetti realmente innovativi, al passo con le nuove tecnologie, che abbiano al centro il lettore e favoriscano un vero pluralismo e la verificabilità delle notizie; strumenti per un’informazione dal basso, partecipata;  progetti culturali che sappiano educare i nostri ragazzi ad interpretare correttamente gli innumerevoli stimoli informativi che ricevono; sostegno al sistema della distribuzione: penso a quella rete di 28 mila edicole, e quindi 28 mila famiglie, che può ancora offrire tanto in termini di servizi ai cittadini”.

E poi: “Questi non sono annunci, né tweet, né soldi che escono dalla porta e rientrano dalla finestra, come ci hanno abituato. Sono norme che troverete nella legge di bilancio. Sono fatti. Lo abbiamo promesso e lo stiamo facendo in nome della coerenza che ci contraddistingue”.

Salvatore Monaco.

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