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LA LIBERTA’ DI STAMPA IN RUSSIA: IL CASO DI SERGEI SOKOLOV, MINACCIATO DI MORTE

La stampa russa vorrebbe gridare forte, ma il governo le mette il silenziatore.
Fare il mestiere di giornalista all’ombra del Cremlino vuole dire combattere ogni giorno contro ombre che sono più tangibili di quanto si pensi: Sergei Sokolov, giornalista russo vicedirettore della Novaya Gazeta( testata per cui lavorava anche Anna Politkovskaja), ha dovuto lasciare il suo paese dopo essere stato minacciato di morte dal capo del Comitato investigativo della Federazione russa.
Le minacce sono arrivate dopo che La Novaya Gazeta aveva accusato il capo degli investigatori russi di intimorire la redazione, per le sue posizioni troppo critiche e subito sono scattate le intimidazioni: nella notte tra il 4 e il 5 giugno scorso Sokolov è stato portato in una zona boscosa fuori Mosca, lì è stato lasciato da solo con Alexander Bastrykin, capo del Comitato investigativo della Federazione russa che lo ha minacciato di morte.
Il tutto è avvenuto al termine di un viaggio stampa organizzato nella zona del Caucaso.
Immediate sono arrivate le scuse Bastrykin in una conferenza stampa del 16 giugno, in cui lo stesso Bastrykin ha ammesso di aver avuto un comportamento impulsivo con Sokolov e gli ha offerto le scuse via telefono.
Da subito il direttore della testata Dmitri Muratov si è dimostrato conciliante ed ha chiuso le polemiche senza troppi ripensamenti.
Un finale prevedibile nella Russia di Putin dove fatti di questo tipo sono tristemente all’ordine del giorno.
La Russia è secondo Reporter without borders uno dei Paesi al mondo dove la libertà di stampa è più minacciata: nel 2011 era alla 142esima posizione su 179 Stati, nel 2012, per quel riguarda invece l’informazione via internet, è stata messa anche sotto stretta sorveglianza.
Alexei Navalny, il blogger russo leader del movimento di opposizione al premier, è uno tra questi di quelli sotto stretta sorveglianza, arrestato due volte per manifestazioni contro il governo.
La prima volta nel Dicembre di quest’anno quando il leader delle proteste contro i brogli nelle elezioni per il rinnovo della Duma, aveva dichiarato che
“i ladri” governano la Russia.
La seconda volta arrestato a Marzo, all’indomani delle elezioni presidenziali, occasione in cui tramite Twitter, ha personalmente riportato i dettagli del fermo.
Ma chi è il blogger ribelle? È un avvocato di trentacinque anni, attivo con le denunce in rete dal 2009, il suo impegno politico comincia con la militanza nel partito di opposizione Yabloko dove si è impegnato dal 2000 fino al 2007.
I suoi followers hanno parole entusiaste per lui e il suo blog, sul quale affermano che “leggerlo è come un romanzo, ti tiene con il fiato sospeso e non sai mai cosa succederà nel prossimo capitolo, gli argomenti trattati sono su appalti truccati, documenti riservati, accordi sottobanco tra politici e industriali”.
Lui di contro va avanti e invita la gente a scendere in piazza, finché Putin non capirà con chi ha a che fare.

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