Il dg Rai “vola” nel futuro e illustra il prossimo piano editoriale. L’Usigrai reclama soluzioni e annuncia proteste. Letta chiede un commissario tecnico. Per il Fli la Rai fa parte della missione di Monti. Stasera il vertice del governo con Pd, Pdl e Udc.
Alla Rai manca la terra sotto i piedi, ma Lorenza Lei, dopo aver difeso il suo operato, già pensa al futuro. «La Rai chiuderà il bilancio in attivo dopo 5 anni: questo risultato è stato raggiunto grazie ad una politica contro gli sprechi», ha dichiarato il dg. Qualche maligno ha ipotizzato che i pochi milioni di attivo siano un “surplus” solo formale (forse per evitare il rischio commissariamento?).
A sentire la Lei, la Rai è un’azienda in salute che, grazie al piano di austerità, ha “tagliato” più di 80 milioni di spese inutili. Il direttore generale già pensa al piano editoriale 2012-14 che prevede la valorizzazione delle risorse dell’azienda all’insegna di una «realtà creativa e produttiva interna». La lei promette che tutti i dipendenti «contribuiranno al raggiungimento della missione aziendale. In Rai lavorano quasi 12 mila persone che al 2017 saranno quasi 13 mila. Nascerà anche una Scuola Rai per conduttori, registi, autori, per poter fare sperimentazione, anche su un canale ad hoc e far crescere i talenti». Non mancano gli investimenti: «500 milioni per la rete, finanziati con mezzi propri senza aumento del canone ad hoc di cui ha goduto la Bbc ai tempi del lancio del digitale». Infine per il progetto All News sono previsti «495 milioni in tre anni e 615 in cinque».
Nella mente della Lei n’è per tutti e tutto.
Tornando “sulla terra” e al tempo presente, intorno alla tv pubblica c’è ancora guerra.
Diventa più pressante l’azione dell’Usigrai che, sulla scia di Riprendiamoci la Rai (protesta itinerante che ha già toccato 13 città italiane), ha annunciato una manifestazione per il 27 marzo, vigilia della scadenza del cda. All’iniziativa parteciperanno anche la Fnsi e l’Assostampa romana. L’Usigrai chiede «una soluzione di alto profilo per il rilancio della Rai». Per il sindacato «anche questa deve essere una priorità del Paese. Il governo Monti ascolti l’Europa non solo sulla crisi economica, ma anche sui temi della libertà di informazione e dell’indipendenza della tv». In effetti il Consiglio d’Europa ha raccomandato ai media pubblici, in particolare alle tv di Stato, di essere libere da influenze partitiche, dichiarando che «i servizi pubblici sono il cuore della democrazia».
Si espresso anche il Fli, “antico promotore” della privatizzazione della Rai. Carmelo Briguglio, vicepresidente dei deputati dei “futuristi”, confuta la tesi del Pdl, secondo cui il governo tecnico è stato nominato per altre priorità. «Noi crediamo che una riorganizzazione della governance della Rai, che preveda anche l’uscita di scena dei partiti, sia in linea con la missione che abbiamo affidato al governo Monti. Il risanamento dei conti parte proprio dal taglio degli sprechi e dall’ottimizzazione dei servizi. Quello Rai è attualmente pessimo e costa troppo ai cittadini. Il Pdl sia coerente e responsabile e non ponga veti», ha dichiarato Briguglio.
Enrico Letta, vicesegretario del Pd, in un’intervista al Messaggero, ha espresso l’auspicio che, il vertice di oggi (che riunirà Monti con i segretari di Pd, Pdl e Udc) sciolga anche il nodo gordiano del servizio pubblico.
«Come si può immaginare di rifare una governance della Rai con la lottizzazione portata avanti dall’attuale dg che arriva fino all’ultimo degli uscieri? Il Pd non partecipa alla lottizzazione. Ci aspettiamo una proposta da Monti, visto che è al governo che spetta la possibilità di intervenire», ha affermato Letta secondo cui la soluzione più semplice sarebbe un commissario pro tempore, magari «una personalità alla Monti», in attesa di una nuova governance. L’ipotesi del democratico non sarebbe previsto dal Codice civile in quanto per un commissariamento serve un bilancio in negativo, ma “a mali estremi..
Aspettiamo il vertice e forse sapremo qualcosa in più.
Egidio Negri
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