Nel circolo vizioso della distribuzione editoriale tutti puntano il dito contro tutti, ma nessuno riesce a trovare soluzioni concrete. La diatriba è tra editori e edicolanti: i primi accusano i secondi di restituire con troppa fretta i periodici ai distributori. I secondi, d’altro canto, si lamentano con i primi perchè non assicurerebbero loro condizioni di lavoro dignitose. Al centro della polemica l’art. 39 del Decreto 24-01-2012, relativo alla liberalizzazione del sistema di vendita della stampa quotidiana e periodica. Ivi è scritto che gli edicolanti possono rendere in compensazione i prodotti ricevuti in conto vendita, al fine di ridurre le anticipazioni finanziarie. Praticamente la disposizione, che rafforza la posizione delle edicole, consente ai rivenditori di restituire in anticipo le copie invendute per restare nei tempi di pagamento previsti dai fornitori. A detta degli editori, la resa anticipata avverrebbe con troppo anticipo.
La percentuale di prodotti editoriali resi aumenta di anno in anno, arrivando al 90% per alcuni giornali. Gli editori, che sono a capo del sistema distributivo, si occupano della dimensione delle forniture. I parametri da utilizzare per una giusta diffusione dovrebbero essere i dati di vendita storici e le previsioni a breve e medio termine. Inoltre l’editore ha l’obbligo di fare una verifica sulle copie rimaste invendute. Da ciò si evince che il problema è soprattutto a monte. Per quale motivo gli edicolanti dovrebbero trattenere più del previsto copie destinate al macero? Per i rivenditori l’aggio deriva dalla vendita delle pubblicazioni. D’altra parte il rivenditore deve assicurare parità di trattamento nella diffusione dei prodotti e fornire scrupolosamente i dati di giacenza dei giornali. Spesso questo non avviene perché mancano sistemi informatici adeguati per l’identificazione e la catalogazione dei giornali invenduti. Problemi che rendono il sistema distributivo italiano poco funzionale nell’ambito del pluralismo dell’informazione. Ma l’inadeguatezza di molti punti-vendita deriva dai pagamenti anticipati imposti dagli editori. La Snag, il sindacato degli edicolanti, invoca il ritorno al vecchio modello di pagamento, basato su un contratto estimatorio. Il pagamento delle copie era effettuato a vendita conclusa e dopo la restituzione dell’invenduto, al contrario di quello che avviene oggi.
La risoluzione di queste problematiche passa necessariamente dalla collaborazione tra gli attori della filiera. Gli editori devono venire incontro agli edicolanti, limitando il sovraffollamento della tiratura. Se ciò avvenisse, i rivenditori potrebbero valorizzare maggiormente tutti i prodotti editoriali, e non solo quelli più affermati. In Germania l’edicolante può rifiutarsi di mantenere in vendita una pubblicazione, se questa è rimasta invenduta nel corso di precedenti uscite. Un’applicazione del modello tedesco potrebbe dare maggiore potere ai rivenditori e, magari, rendere più equilibrato l’attuale meccanismo di distribuzione.
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