La (grande) lezione di Mattarella sul contributo ai giornali

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Sergio Mattarella difende l’informazione e sottolinea, una volta di più, l’importanza del contributo pubblico ai giornali. Ai giornalisti Fnsi riuniti a Riccione, è arrivato un importante messaggio dal Capo dello Stato. Il presidente della Repubblica ha voluto salutare l’inizio dei lavori del congresso della sigla sindacale: “L’attività professionale dei giornalisti non può essere soggetta a vessazioni, intimidazioni o violazioni della loro libertà. Ne va di quella di tutti. Creare e garantire le condizioni per una stampa indipendente è compito che interpella le istituzioni, la società civile nelle sue diverse articolazioni, l’industria dei media, la coscienza professionale di ciascun giornalista”.

Secondo il Capo dello Stato, infatti: “Una società economicamente sana propone una industria editoriale capace di affermare con forza la propria funzione, non orientata a interessi di parte, ma diretta a inverare la previsione della Carta costituzionale che ribadisce il diritto dei cittadini a una informazione libera”. Ma non basta: “Lo stato di trasformazione che sta vivendo l’industria dei media nel contesto della digitalizzazione non può tradursi in un impoverimento del patrimonio culturale e informativo posto a disposizione”.

Insomma, non perde l’editoria né l’informazione. Perderebbe la democrazia e tutto il Paese. Sergio Mattarella ha aggiunto, a proposito di contributo pubblico: “Trova fondamento, a questo riguardo, l’intervento diretto a favorire, anche con risorse pubbliche, il pluralismo informativo, sostenendo i processi di innovazione, con la conferma del ruolo determinante della professionalità e responsabilità giornalistica nella definizione della notizia. Il sistema dell’editoria e dell’informazione è prezioso per il progresso della società italiana”. Un’analisi importante e preziosa che va a ribaltare la lettura, troppo frettolosa e ancorata a pregiudizi infondati, che è stata fatta, nei giorni scorsi, dal presidente di Confindustria Carlo Bonomi.

Il Capo dello Stato, infatti, sottolinea una cosa che dovrebbe essere ovvia ma che in Italia, dove c’è troppo pressappochismo e troppe analisi di parte, purtroppo deve essere ribadita, sottolineata e, in un certo senso, rivendicata. Per Sergio Mattarella: “La libertà e l’autonomia professionale di ciascun giornalista trovano radice, oltre che nell’Ordine al quale appartiene, nella definizione di un quadro contrattuale solido e definito, che di questi valori sappia essere efficace strumento e che veda protagoniste le parti sociali interessate, con garanzie uguali a quelle di altre categorie di lavoratori”. Quindi Mattarella ricorda il dettato della Costituzione: “La Repubblica – lo richiede l’art. 35 della Carta fondamentale – tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni, per continuare, all’art. 36, con ’il diritto di ogni lavoratore a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa’”.

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