Da qualche giorno migliaia di utenti sono orfani dei servizi del sito kickasstorrents.com . La Guardia di Finanza di Cagliari, in esecuzione di un’ordinanza del procuratore Gian Giacomo Pilla, ha inibito l’accesso (DNS) alla nota piattaforma multimediale. Il sito, forte dei suoi 10.000 torrents attivi, è tra i più usati nel mondo per la fruizione illegale di file multimediali protetti da copyright. L’Italia è al terzo posto, preceduta solo da USA e India, nella classifica dei paesi più attivi su kickass. La ricchezza di kickasstorrents.com è prodotta dai banner pubblicitari, che, secondo la Gdf, avrebbero generato guadagni superiori agli 8 ml di dollari. Il sequestro preventivo del sito è giustificato giuridicamente dalla normativa sul commercio elettronico, la quale prevede che l’autorità giudiziaria può esigere l’intervento degli ISP per inibire l’accesso ai siti esteri che compiono attività illecite in Italia. Diversi giuristi, però, hanno molti dubbi a riguardo. Fulvio Sarzana, esperto di diritto d’autore, fa notare che l’Italia sta diventando il paese con più sequestri preventivi di siti web. L’avvocato evidenzia che il sito inibito è attivo in tutto il mondo e che, pertanto, non sembra esserci una causa razionale per sospendere i suoi servizi solo in Italia.
L’individuazione della piattaforma con sede legale nelle Filippine è solo l’ultima di una serie di operazioni volte a sradicare la pirateria dal web. Occorre ricordare la recente Btjunkie, ma soprattutto quella che ha coinvolto The Pirate Bay, il portale svedese che si autodefinisce “il sito di bit torrent più resistente al mondo”. Nell’agosto 2008 i provider italiani, su ordine del procuratore di Bergamo, bloccarono l’accesso al sito. The Pirate Bay costruì immediatamente un nuovo dominio per tornare attivo in Italia. Il procedimento fu revocato nel settembre dello stesso anno. Tuttavia, nel febbraio 2010, una nuova sentenza del tribunale di Bergamo permetteva di nuovo l’oscuramento della piattaforma. I giuristi contestarono le autorità giudiziarie per una palese violazione del diritto internazionale. Infatti, i responsabili di The Pirate Bay non hanno né server né domini né connettività in Italia e, per questo motivo, non possono essere giudicati da tribunali italiani.
In verità kickasstorrents è ancora raggiungibile su territorio italiano attraverso una modifica del DNS (l’indirizzo Internet al quale arriva la richiesta di convertire l’indirizzo WWW nei numeri dell’IP del sito da visitare). Persistono però dubbi etici sulla condotta dei procuratori: come detto da Sarzana, sembra necessario un intervento della Corte Costituzionale che chiarisca se un paese ha o meno il diritto di privare in via preventiva i propri cittadini di una risorsa internazionale.
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