Ci voleva un “vecchio” democristiano per smascherare l’ipocrisia “nuovista” e populista sui temi della stampa e della libertà d’informazione. Gianfranco Rotondi, con un post su Twitter, ha smascherato il doppio binario di chi, inneggiando all’abolizione dei contributi all’editoria, ora si ritroverà con un’informazione sempre più povera, di contenuti e di qualità, rimessa totalmente alle logiche del mercato. Che, diciamocelo chiaro e tondo, sono quelle dei titoli sensazionalistici, del clickbaiting, della fretta, della superficialità, della corsa alle visualizzazioni. Altro che lotta alle fake news.
In un tweet, Rotondi ha svelato il segreto di Pulcinella: “Tutti felici della abolizione dei fondi pubblici per l’editoria, grazie ai quali la stampa di qualità riusciva ancora a reggere. Ora viviamo delle notizie false sui social, delle opinioni della ‘ggente, e resistono giornaletti fatti peggio dei social”. Saremo tutti più poveri, altro che clamorosi peana che fanno tanto anni ’90, l’epoca delle liberalizzazioni selvagge che per tutti i settori dell’economia italiana non hanno portato che danni ma che, soprattutto per i M5s, sono evidentemente ancora applicabili al mondo della stampa.
Rotondi ha poi sottolineato un’altra ovvietà. Ma in tempi disadorni quali sono i nostri assume, ciò, una valenza quasi rivoluzionaria: “ Siamo onesti: l’informazione di qualità è data da professionisti che hanno studiato per quello, assumono delle responsabilità, e vanno ben pagati. Il mercato non basta a sostenere questo ciclo virtuoso”.
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