I giornali non arrivano in tutto il Paese e così la Francia mette sul tavolo altri 2,4 milioni di euro per rafforzare le reti di distribuzione. L’obiettivo del governo è quello di portare quotidiani e riviste ovunque sia possibile, specialmente in quei paesi di provincia che, altrimenti, sarebbero tagliati fuori dalla grande distribuzione e, dunque, dall’accesso all’agorà democratica garantita dai giornali e dal pluralismo. Difatti, proprio al pluralismo si ispira il nuovo intervento del governo che va a irrobustire la già importante dotazione di 35 milioni messa a disposizione della rete di vendita e distribuzione. Ma non è tutto, perché la Francia, così, coglie due piccioni con una sola fava. Non solo la tutela dell’informazione, del pluralismo e delle edicole ma anche la concorrenza sul mercato editoriale. L’intervento, infatti, è finalizzato a “aiutare le reti di distribuzione della stampa” a cui però “viene chiesto di aprirsi ampiamente alle testate che ne fanno richiesta”. Nessuna strozzatura, nessun impedimento all’accesso al mercato e ai territori.
L’esempio della Francia su distribuzione e anche sul pluralismo farebbe proprio al caso dell’Italia. Dove, ormai da anni, si assiste a una vera e propria desertificazione dei territori. I giornali che arrivano, se arrivano, sono sempre più pochi. Le edicole chiudono, una dopo l’altra. Per sbarcare il lunario, hanno dovuto inventarsi nuovi ruoli e nuove strategie di vendita. Dai servizi comunali fino ai giocattoli, alle guide per i turisti – là dove arrivano – ai biglietti del tram. Ma sono sempre di più i paesi, i centri, i comuni in cui le edicole chiudono. L’Italia, che è il Paese dei divari, sta diventando un’enorme “area interna”, un’immensa provincia dove sopravvivono solo tre-quattro grandi città. Il resto è periferia, lontano da ogni centro. Un Paese nel Paese. Tagliato fuori. Per colpa (anche) dei luoghi comuni e di anni di demagogia e populismo un tanto al chilo.