Le emittenti escluse dalla gestione diretta della rete (alle quali non sono state assegnate le frequenze) potranno continuare a produrre contenuti, ma dovranno trovare un canale da affittare sulle postazioni degli operatori di rete (che hanno l’obbligo di concederlo).
Il canone annuo verrà calcolato sulla base del numero di abitanti raggiunti dal segnale, attraverso uno schema fissato dall’Agcom. Prima di compiere questo passaggio, però, si prevede che saranno costrette a rimanere spente per alcune settimane e, quindi, si profilerebbe per i loro dipendenti un periodo di cassa integrazione (nella migliore delle ipotesi). Rimanere al buio avrà per queste realtà anche conseguenze pesanti sugli introiti pubblicitari e imporrà un sostanziale nuovo start-up (con azzeramento dell’avviamento conseguito magari in decenni di attività). Per alcuni sarà come come ripartire da zero, perché nel frattempo gli inserzionisti più importanti non saranno rimasti fermi al palo e si saranno presumibilmente rivolti altrove.
Il Ministero sta nuovamente verificando la graduatoria degli aventi titolo alle 18 frequenze DTT previste dal Piano delle frequenze licenziato dall’Agcom, a seguito di altre contestazioni, secondo cui sarebbe errata anche la seconda stesura. Intanto, man mano che le singole posizioni vengono verificate, i soggetti assegnatari delle frequenze stanno ricevendo le notifiche. È oggetto di controllo anche la possibile sovrapposizione di frequenza a ogni singola intesa o società consortile: nel caso, ci sarebbero problemi di ricezione per gli abitanti dei territori coperti. La confusione può aumentare ancora e le principali emittenti escluse confidano che ci sia spazio per almeno due frequenze aggiuntive. Sapere se essere operatori di rete oppure no significherà comunque partire in ritardo per lo switch off nelle zone di competenza: per alcuni giorni, quindi, è ormai certo che esse saranno parzialmente spente, perlomeno in alcuni Comuni di irradiazione del segnale.
Dall’altra parte, le emittenti che hanno ricevuto la frequenza in molti casi hanno già acquistato gli apparati per la trasmissione all-digital e li hanno già installati: quanto e quando li risarcirà sil MSE-Com se il controllo degli errori dovesse privarli quand’anche temporaneamente della frequenza che gli era stata riservata? Si spera nei “ripescaggi”, almeno per i primi degli esclusi, ma è tutto da vedere. Inoltre, per sei mesi ci sarà un periodo di osservazione da parte del Ministero, al termine del quale verrà fatto il punto sulla situazione. (NewsLinet.it)